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L'OPEC prevede che la domanda di petrolio calerà a partire dal 2040 e che la transizione energetica sarà inevitabile;
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Secondo gli esperti, il Covid-19 ha impresso un colpo letale all'oro nero e il mercato non tornerà più quello di prima;
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La minaccia dell'uragano Delta e le tensioni in Norvegia hanno spinto in alto le quotazioni del greggio nella giornata di ieri
Anche l'OPEC si è arresa all'evidenza. Il cambiamento energetico è in atto e l'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio non può più fare finta di niente. Così nel World Oil Outlook pubblicato ieri, il cartello ha messo in evidenza come la domanda di greggio si avvia a raggiungere il picco ma che, in virtù del passaggio al verde, sarà destinata inesorabilmente a scendere.
Con questo non significa che la morte dell'oro nero sarà decretata nell'imminenza e con una velocità dirompente. Anzi, secondo l'OPEC, una volta superata la buriana del Covid-19 l'incremento dei consumi spingerà verso una ripresa del mercato, con la previsione che nel 2022 si possano raggiungere livelli di domanda maggiori di quelli ante pandemia.
Il combustibile fossile rimarrebbe quindi un componente fondamentale nel rifornimento energetico ancora a lungo, almeno fino al 2040, quando inizierà la discesa. Stando ai numeri in quell'anno la domanda dovrebbe raggiungere circa 109 milioni di barili al giorno, ben superiori ai 91 milioni previsti per il 2020 e ai 99 milioni del 2019.
Petrolio: il Covid-19 decreterà la sua fine?
Il dibattito tra gli analisti e le imprese che lavorano nel settore petrolifero è acceso. Alcuni ritengono che già nell'arco di 5-10 anni il declino del petrolio sarà inevitabile e oggi con la pandemia si sta assistendo alla sua morte annunciata. I tempi quindi sono molto più ristretti rispetto a quanto indicato dall'OPEC che comunque ha già preso coscienza di qualcosa che è sotto gli occhi di tutti.
Secondo British Petroleum il plateau della domanda di petrolio è già arrivato e non ci saranno altri picchi, di conseguenza bisogna rassegnarsi al fatto che, con il virus, gli estrattori non possono più tornare a pompare come prima. È però il Segretario Generale dell'OPEC, Mohammed Barkindo, a mettere una pietra tombale sul futuro del greggio.
Secondo l'esponente di spicco dell'organizzazione, la richiesta energetica si sposterà sul gas e sulle rinnovabili, che saranno i veri protagonisti nel lungo periodo a discapito del petrolio.
Petrolio: impennata delle quotazioni, ecco perché
Oggi le quotazioni del petrolio viaggiano sulla parità, ma nella giornata di ieri abbiamo visto uno sprint del prezzo del greggio, con il Brent che ha superato i 43 dollari al barile e il WTI che ha scavalcato quota 41 dollari. A fare da driver ai rialzi sono stati alcuni fattori, in primis l'interruzione della produzione dagli Stati Uniti per via delle previsioni climatiche nel Golfo del Messico.
L'uragano Delta sta per abbattersi sulla costa e per questo sono già stati bloccati 1,5 milioni di barili giornalieri. La previsione però è di una perdita di più di 5 milioni di barili a causa della tempesta. Sullo sfondo vi è la possibilità che Arabia Saudita e Norvegia effettuino dei tagli all'offerta.
Riguardo il Paese arabo, è uscito nella giornata di ieri un rapporto del Dow Jones che mette in rilievo il fatto che Riad potrebbe avere un ripensamento sull'aumento dell'output per il 2021. Questo anche per compensare l'esenzione della Libia ai tagli alla produzione, per le note ragioni legate ai conflitti bellici.
Quanto alla Norvegia, lo sciopero dei lavoratori nel settore petrolifero risuona come una bomba ad orologeria. La minaccia è che Oslo riduca del 25% circa la produzione di greggio se tra i rappresentanti delle compagnie petrolifere e i sindacati non verrà trovato un accordo nell'incontro con un mediatore dello Stato nella giornata di oggi.