Le materie prime in questo momento storico rappresentano un argomento particolarmente discusso per via della guerra Russia-Ucraina. Il calo di forniture derivante dai 2 Paesi coinvolti e il timore che nei prossimi mesi l'offerta possa ulteriormente restringersi hanno determinato un rally straordinario delle quotazioni. Petrolio, gas, grano, mais, palladio, platino e nichel, di cui Mosca e Kiev sono grandi produttori ed esportatori, hanno toccato livelli che non si vedevano da moltissimi anni.
La paura di sanzioni ancora più dure da parte dell'Occidente fa intravedere il rischio che i prezzi vadano fuori controllo, con ripercussioni gravissime per l'economia dei Paesi importatori. Seguire quindi gli indici che misurano l'andamento delle materie prime è oggi quantomai importante per un investitore, anche e soprattutto nell'ottica di una copertura di portafoglio. Uno dei più rilevanti è l'S&P Goldman Sachs Commodity Index, vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
S&P GSCI: caratteristiche e funzionamento
L'S&P 500 GSCI è l'equivalente in materie prime dell'indice azionario S&P 500. Il benchmark è stato acquistato da Standard&Poor's nel 2007; prima era denominato semplicemente Goldman Sachs Commodity Index. Le caratteristiche principali dell'indice sono che investe solamente in future sulle materie prime, è unidirezionale (solo long) e non ha leva finanziaria.
La composizione del paniere consiste in 24 contratti negoziati in Borsa che comprendono i settori di energia, metalli industriali, metalli preziosi, agricoltura e allevamento. Il peso di ciascun settore all'interno dell'S&P 500 GSCI viene modificato ogni anno in base alle condizioni di mercato.
In sostanza, essere inclusi o esclusi dall'indice dipende dalla liquidità, mentre la ponderazione è funzione dell'incidenza di una materia prima sulla produzione a livello globale. Questo attribuisce all'S&P 500 GSCI un ruolo come indicatore economico, oltre che come punto di riferimento delle commodities.
S&P GSCI: come investire
Per investire sull'S&P GSCI vi sono diversi ETF che ne seguono le prestazioni. Uno dei principali è l'iShares S&P GSCI Commodity-Indexed Trust, creato da BlackRock Financial Management nel 2006. Il fondo offre un'esposizione particolare verso le risorse energetiche, che costituiscono oltre 2/3 dell'esposizione del capitale, e presenta una commissione dello 0,85%. Il rendimento ottenuto nel 2021 è stato del 39%.
Un altro ETF è l'iPath S&P GSCI Total Return Index, emesso da Barclays nel 2006. Il fondo è strutturato come un ETN e offre un'esposizione alle materie prime ad ampio raggio, con particolare attenzione per quelle energetiche come gas e petrolio. La commissione di gestione ammonta allo 0.75%. Nel 2021 il fondo ha ottenuto una performance del 51%.
Lo scopo principale di questi fondi è quello di catturare l'inflazione delle materie prime principali, mantenendo una bassa correlazione con le asset class tradizionali. Il problema di questi strumenti però è che riproducono un indice che si basa su futures delle materie prime e che pertanto è soggetto a fenomeni di contango e backwardation. Quindi se acquistati in un'ottica di lungo periodo potrebbero subire gli effetti sul rendimento di questi fenomeni quando alla scadenza dei contratti viene effettuato il rolling.