Se il settore del lusso è in apnea per via del rallentamento della domanda cinese,
quello dell'oro marcia in direzione opposta. Il metallo giallo viaggia sui massimi storici a ben oltre i 2.400 dollari l'oncia perché gli investitori stanno scontando la probabilità che
la Federal Reserve tagli i tassi di interesse a settembre. L'oro è un'attività non redditizia, quindi la sua detenzione presenta un costo opportunità più basso quando i rendimenti sul mercato diminuiscono.
L'attrattiva per i lingotti è anche alimentata dalle tensioni a livello geopolitico vista l'incertezza che accompagna le elezioni americane e il rischio escalation della guerra in Medio Oriente. In questo contesto, il metallo prezioso svolge il suo ruolo classico di bene rifugio.
Anche il calo del dollaro americano ha avuto una sua influenza nel rally della materia prima. L'oro è quotato in dollari e, di conseguenza, se il biglietto verde perde valore, il metallo diventa meno caro per gli investitori non americani che quindi aumentano la domanda.
Oro: il rally si riflette sulle trimestrali
La corsa dell'oro ha avvantaggiato le aziende specializzate nell'estrazione del metallo riflettendosi nei conti trimestrali. Durante il periodo aprile-giugno, il prezzo spot si è attestato in media a 2.335,87 dollari l'oncia, il 18% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. "Ci aspettiamo un secondo trimestre molto forte, dato l'aumento significativo del prezzo dell'oro e le aspettative di costo relativamente piatte", hanno detto gli analisti del broker TD Cowen.
Anche Jackie Przybylowski, esperto di BMO Capital Markets, è sulla stessa linea. "Poiché i prezzi delle materie prime rimangono forti, il mercato osserverà le società minerarie che dovranno dimostrare stabilità nella produzione e nei costi nel trimestre e disciplina e razionalità nei loro piani di crescita", ha affermato.
Ieri si è avuto un assaggio dai numeri del secondo trimestre del principale miner mondiale, il gigante americano Newmont. Ora le attese sono principalmente per Barrick Gold, estrattore numero due, che presenterà i risultati il 12 agosto. La scorsa settimana il colosso canadese ha dichiarato di aspettarsi una produzione di oro in aumento progressivo in ogni trimestre dell'anno, con una maggiore ponderazione nel secondo. Sulle prospettive ha citato l'accelerazione dell'espansione del progetto Pueblo Viejo nella Repubblica Dominicana e i miglioramenti delle miniere d'oro del Nevada. Gli analisti di Jefferies hanno stimato un miglioramento dei margini operativi nel secondo trimestre di Barrick, grazie "all'aumento sequenziale di circa 250 dollari l'oncia dei prezzi dell'oro" e tenuto conto dei "costi stabili".