Uno dei punti su cui si concentrerà maggiormente il dibattito in Europa nei prossimi giorni riguarda il razionamento del gas durante la stagione invernale. Già tutti i principali Paesi hanno avviato piani per ridurre il riscaldamento negli uffici delle aziende e negli edifici abitativi, nonché limitazioni all'illuminazione delle insegne nei negozi dopo l'orario di chiusura e per ridurre quella delle strade dopo una certa ora. Tra l'altro le aziende particolarmente energivore dovranno tagliare l'utilizzo di corrente elettrica, ridimensionando giocoforza l'attività produttiva.
Alcuni provvedimenti sono inevitabili, perché il prezzo del gas è aumentato di oltre 20 volte dal periodo pre-pandemico, bucando la soglia di 300 dollari a kWh alla Borsa di Amsterdam. Tutto questo ha fatto impazzire le bollette che sono arrivate a famiglie e imprese, il che rischia di mettere in ginocchio l'intera economia del Continente.
Purtroppo, gli aumenti più salati dovranno ancora arrivare, dal momento che le bollette riflettono i consumi dei due mesi precedenti. In Gran Bretagna la scorsa settimana il Regolatore dell'energia ha aumentato dell'80% il price-cap, ovvero l'importo massimo che una famiglia di medio consumo potrà pagare in bolletta.
Crisi energetica: ecco cosa potrà succedere in Europa questo inverno
Razionare il gas per l'inverno comunque è una misura molto poco gradita sia alle imprese per i noti effetti a livello economico, che alle famiglie, le quali dovranno sopportare notevoli disagi. Gli economisti di Berenberg ad esempio stimano che con un razionamento l'economia tedesca sarà inferiore del doppio rispetto a una situazione in cui non si verifica tale eventualità.
Tuttavia, il razionamento non è così scontato e potrebbe anche essere evitato. L'impennata dei prezzi energetici infatti potrà innescare una naturale distruzione della domanda, con gli europei che si troveranno costretti a risparmiare carburante e a garantire forniture alternative.
Ciò significa un aumento delle riserve di gas, equilibrando ciò con un'economia che si contrae senza crollare. Secondo Natasha Fielding, analista di Argus Media, il riempimento rapido dello stoccaggio e i segnali di una reale riduzione della domanda industriale sono segnali che fanno ben sperare in vista dell'inverno.
Nel contempo, gli spedizionieri statunitensi sono stati incoraggiati dai prezzi elevati a inviare una quantità maggiore di gas naturale liquefatto in Europa piuttosto che in Asia. Allo stesso modo, le quotazioni alte del gas hanno incentivato la Norvegia, maggiore fornitore europeo del combustibile, a concentrarsi maggiormente sulla produzione di gas invece che su quella di petrolio.
Gli accordi dell'UE con Norvegia, Qatar e Algeria di questi mesi hanno compensato in parte la carenza di forniture dalla Russia, permettendo al Continente di arrivare circa all'80% della sua capacità di stoccaggio.
Ovviamente la situazione rimane critica, perché vi sono almeno un paio di situazioni più o meno prevedibili che potrebbero prosciugare le forniture di gas. Una riguarda l'eventualità di un inverno particolarmente rigido che richiede necessariamente una maggiore quantità di combustibile. E un'altra è relativa alla domanda della Cina, che alimenterbbe la concorrenza sull'approvvigionamento di GNL, soprattutto se il Paese non dovesse ricorrere ad altri blocchi da Covid-19.