Si stringono i tempi sulle decisioni dell'Unione Europea riguardo le importazioni di petrolio russo. Questa settimana Bruxelles dovrà fare delle scelte importanti e dalla Germania aumenta la pressione affinché alla fine si opti per un embargo totale del greggio proveniente da Mosca. Per la verità Berlino ha chiesto che il divieto sia graduale, in modo tale da prepararsi per l'eventualità.
In precedenza il Paese guidato da
Olaf Scholz aveva affermato che entro la fine dell'anno lo Stato tedesco sarebbe stato in grado di
sopperire alla mancanza delle forniture russe, ma ora Jörg Kukies, uno dei più stretti consiglieri del Cancelliere, ha sostenuto che c'è bisogno di pochi mesi. Quando è scoppiata la guerra Russia-Ucraina, la Germania inizialmente mostrava una certa riluttanza a sanzionare il petrolio russo ma, con l'evoluzione del conflitto e soprattutto dopo i crimini commessi in Ucraina nei confronti dei civili da parte dell'esercito di Putin, vi è stato un
cambio di posizione verso la linea dura.
Già gran parte delle raffinerie tedesche comunque si sta rivolgendo ad altri fornitori, adesso manca il passo decisivo per tagliare completamente i ponti con la Russia. Il problema più grande dipende da 2 raffinerie a Schwedt e Leuna, nella Germania orientale, che sono collegati al gasdotto Druzhba e fortemente dipendenti dal greggio russo. Schwedt in particolare è gestita dal gigante statale russo Rosneft.
Tuttavia, Kukies sostiene che si sta lavorando perché il rifornimento arrivi da petroliere che trasportano il combustibile di matrice non russa a Rostock sul Mar Baltico. Affinché ciò sia realizzato però è necessario che il porto di Rostock venga sistemato e che l'oleodotto risulti attrezzato per il collegamento a Schwedt. Tutto ciò richiederebbe una tempistica di alcuni mesi.
Petrolio russo: Italia e Ungheria più cauti sull'embargo
Alla posizione di ferro della Germania seguono anche quelle dei Paesi Baltici, che sono favorevoli all'embargo assoluto. Altri però vorrebbero procedere con più cautela. Uno di questi è l'Italia, che piuttosto di chiudere i ponti preferirebbe stabilire un tetto massimo sull'import o una tariffa sul petrolio.
Molto più netta invece è la presa di posizione dell'Ungheria perché, come ha affermato il Primo Ministro Viktor Orban, l'estensione delle sanzioni contro la Russia significherebbe uccidere l'economia ungherese. La scorsa settimana il Ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha rimarcato il fatto che l'Ungheria importa l'85% di gas e il 65% di petrolio dalla Russia. Quindi egli sostiene che per i prossimi 2 anni non ci sono alternative tali per poter fare a meno di queste forniture, nonostante sia stato fatto tutto il possibile per diversificare.
Petrolio russo: mercoledì l'accordo finale?
L'escalation delle tensioni tra la Russia e l'Europa si è avuta la scorsa settimana, allorché il Cremlino ha deciso di interrompere la fornitura di gas naturale nei confronti di Polonia e Bulgaria. Questo potrebbe essere un avvertimento per l'Europa, che rischierebbe di finire nel mirino di Putin con una decisione simile.
Per tale ragione il Vecchio Continente sta studiando le contromisure e quindi sta preparando un nuovo pacchetto di sanzioni che comprendono il petrolio russo, ma anche le banche, le società e individui privati della Nazione. In questo fine settimana vi è stato un incontro tra i massimi rappresentanti degli Stati membri dell'UE per trovare una linea comune sui dettagli per interrompere il flusso di petrolio proveniente da Mosca.
La soluzione non è semplice in quanto si tratterebbe di decidere lo stop a più del 25% dell'import totale della materia prima. Tuttavia, la Commissione UE spera di presentare una proposta ufficiale entro domani, dopodiché vi sarebbe una riunione tra gli ambasciatori e mercoledì 4 maggio potrebbe arrivare l'accordo finale.