Nelle ultime settimane l’accelerazione che hanno subito i tassi a lunga scadenza è stata bruciante. Le aspettative di inflazione negli Stati Uniti sono decollate oltre il 2,5% e questo si è riflesso in immediati aggiustamenti dei rendimenti a lunga scadenza.
Il T-Note decennale ha visto passare i rendimenti da 0,95% di inizio anno a 1,75%. Il Gilt a 10 anni è salito in modo deciso passando da 0,25% a 0,9%. Anche il Bund ha limato i suoi rendimenti negativi da -0,5% a -0,2%. Il mondo obbligazionario è rimasto scosso da questo improvviso movimento sulle aspettative inflazionistiche con la curva dei rendimenti che si è impennata. Il differenziale 10-2 anni americano ad esempio è passato dai 30 punti base dell’estate scorsa fino ai 150 di oggi.
Tutto questo ci dice che il mercato per ora sta prezzando solo inflazione nel rialzo dei rendimenti, ma presto la FED dovrà prendere atto di ciò che il mercato sta comunicando e lavorare per la exit strategy. A quel punto chi avrà saputo gestire al meglio il portafoglio di investimento mantenendo un buon peso di asset di rischio potrà cominciare a fare arbitraggi verso il sicuro tasso fisso a lunga scadenza, ideale porto di approdo per contrastare la volatilità.
Meglio quindi prepararsi prima e capire quali sono i prodotti più liquidi e diversificati disponibili sul mercato per sfruttare un eventuale ritorno di interesse sull’obbligazionario.
Investimenti: come approfittare del calo delle obbligazioni
A mio modo di vedere è ancora prematuro pensare alla fine di questa correzione sui bond. Difficilmente il mercato comincerà a muovere denaro dagli asset di rischio ai bond prima di un ritorno sopra 2% se non addirittura 2,25% sul tasso a 10 anni americano. Da tempo il grafico dei tassi decennali segue una tendenza discendente arginata nella parete superiore dalla media a 10 anni.
Il contatto con questo livello dinamico (attualmente in transito a 2,1%) in passato ha sempre dato il via a crisi di mercato importanti. L’ultimo caso a fine 2018 quando il test con 2,75% di rendimento decennale scatenò un ribasso di quasi il 20% dei mercati azionari in poco più di due mesi.
Ma andiamo ai prodotti utili allo scopo. Preferisco la semplicità quando voglio rinforzare gli argini e per questo ho selezionato tre ETF Global Aggregate Bond EUR Hedged. Tre sono gli emittenti più interessanti e liquidi (iShares, Vanguard e SPDR) tutti con rischio di cambio coperto e con investimento ripartito tra governativi globali (circa due terzi) e corporate (il terzo residuo).
Strumenti con duration particolarmente lunga (siamo poco sopra a 7 e per questo è importante cercare di ridurre il rischio di sbagliare il timing di ingresso) con una buona componente superiore al 30% di Treasury americani. Seguono Giappone (15%) e poi una interessante novità degli ultimi anni, ovvero i bond statali cinesi che nell’ETF di iShares e SPDR arrivano a pesare anche il 7% mentre decisamente più ridotta l’esposizione su Vanguard. Presenti anche i BTP italiani con un peso di circa il 4% del portafoglio.
Una composizione variegata a costi molto contenuti visto che le spese correnti per tutti e tre gli ETF sono di 0,10%. A questo punto non resta che capire fino a quando questa avversione verso gli strumenti a tasso fisso da parte degli investitori andrà avanti. Indipendentemente dal timing però la cosa più semplice ed efficace che un buon gestore di portafoglio deve fare in certi momenti è ribilanciare.
Ribilanciare acquistando ciò che si è deprezzato (i bond) e vendendo ciò che è salito troppo (le azioni). Questo momento è arrivato e non è escluso che il 2021 possa rappresentare un anno interessante per chi vorrà prudentemente spostare un pò di utile dalle azioni ai bond. Gli strumenti ci sono ed a costi estremamente contenuti.