I primi ETF su indici di materie prime sono stati lanciati in Europa tra il 2006 e il 2007. Nello stesso periodo anche i primi ETF replicanti gli indici azionari mondiali sono sbarcati nei listini del Vecchio Continente, dando il via a un processo di sempre maggiore offerta e specializzazione da parte di gestori alla ricerca di quella clientela istituzionale e retail desiderosa di replicare asset così ampi con un solo prodotto passivo. Ma chi ha vinto finora la sfida tra azionario e commodities?
Le azioni vincono per performance e volatilità
Per fare un confronto tra le due asset class ho scelto due ETF che hanno visto la luce tra il 2006 e il 2007 e oggi adeguatamente capitalizzati quanto a masse amministrate. Sto parlando di Xtrackers MSCI World Swap e iShares Diversified Commodity Swap.
Si tratta di due strumenti che garantiscono all’investitore un accesso diversificato e a basso costo alle principali azioni mondiali e alle materie prime (o meglio, ai contratti future che ne replicano il prezzo). Entrambi a replica sintetica e con costi identici (0,45% annuo), questi due ETF sono stati scelti proprio per garantire una quasi perfetta linea di partenza fissata nell’agosto 2007, data in cui entrambi i prodotti erano quotati e dunque facevano prezzo.
Cominciamo subito dal risultato finale. Un rotondo quanto negativo -25% per le materie prime e un ben più intrigante +280% per l’azionario mondiale. E la volatilità non è stata una scusante per le commodities visto che l’ETF ha raccolto una performance annua negativa con una volatilità del 15% contro il 17% dell’azionario.
Delusione cocente quindi per l’ETF di iShares che investe in materie prime. Al suo interno sono rappresentati energia, metalli preziosi, metalli industriali, allevamento ed agricoltura. Al suo interno contratti futures con scadenza massima 2-3 mesi di Brent, WTI, oro, argento, rame, soia e tante altre singole materie prime che rappresentano l’universo commodities.
Un universo incapace di fare il lavoro per il quale era stato ingaggiato, ovvero proteggere il capitale dall’inflazione. A sola difesa di questo ETF l’effettiva capacità di fronteggiare la fiammata inflattiva 2021 e 2022, quando lo strumento di iShares ha raccolto una performance rispettivamente del 39% e del 21% che ha reso la pillola meno amara nel lungo periodo.
Materie prime: asset tattico più che da investimento di lungo
Anche a distanza di 5 anni il confronto rimane vincente per l’azionario mondiale che ha raccolto un eccellente +80% contro il +38% dell’ETF che investe in materie prime. Dato che conferma la natura di asset che provvisoriamente (e quindi tatticamente) offre spunti interessanti anche e soprattutto a copertura dell’inflazione, ma che strategicamente tende a non offrire grande valore aggiunto pure in termini reali.
Esistono naturalmente altri ETF che investono su commodities e che nel tempo hanno cercato di migliorare l’efficienza di uno strumento che, oltre ai costi di gestione, deve sopportare anche importanti costi di rolling che nel lungo termine deprimono la performance dell’investimento.
Questo non cambia comunque le caratteristiche di fondo di una asset class molto valida nel catturare tatticamente certe fasi di mercato, molto meno interessante per chi sta costruendo un portafoglio “pigro” con obiettivi lontani nel tempo.