Il problema di investire in ETF tematici di nicchia è venuto nuovamente alla luce nelle ultime settimane. Alcuni emittenti alla ricerca di economie nei costi e nella rimodulazione di cataloghi di offerta, che spesso hanno la necessità di essere “rinfrescati” per mantenere vivo l’appetito di investitori alla caccia continua di nuove opportunità finanziarie, hanno dovuto ricorrere alle forbici togliendo dal collocamento alcuni ETF.
Un esempio in tal senso è quello di HanEtf, celebre emittente specializzato in ETF tematici, che ha inglobato tre ETF in due già esistenti.
Due ETF molto green come Solar Energy e Global Clean Energy Solar (assieme non facevano i 10 milioni di dollari di capitalizzazione) convergono nell’ETF iClima Global Decarbonisation Enablers i cui asset in gestione sono di poco inferiori ai 25 milioni di dollari. Non tantissimo ma può bastare per ora.
Altro ETF, questa volta operativo nel settore spazio come Procure Space con masse amministrate di poco superiori ai 10 milioni di dollari, viene invece fatto confluire in un ETF dal ticker emblematico (NATO), ovvero Future of Defence che ormai appare sostenibile economicamente per l’emittente visti i 45 milioni di asset under management.
HanEtf aveva addirittura tagliato a zero le fees su questi strumenti, ma il tentativo è stato vano visto che le masse non sono mai arrivate a livelli almeno di break even. La stessa HanETF nel 2023 ha chiuso cinque ETF ormai diventati antieconomici.
ETF "Secolari": attenzione in caso di peggioramento del sentiment degli operatori
Il problema di molti ETF è un nodo che finora non è venuto ancora al pettine perché comunque il mercato rimane liquido e soprattutto in fase crescente (per quello che riguarda l’azionario almeno). Non appena ci saranno condizioni di mercato più “tese” si percepiranno i limiti di alcuni strumenti, soprattutto il fenomeno della scarsa liquidità, ma anche della eccessiva volatilità delle società quotate presenti nel paniere e molto spesso piccole capitalizzazioni con volumi modesti di scambio con beta, ovvero sensibilità all’indice azionario mondiale, ampiamente sopra 1.
Abbiamo compreso da HanETF quali sono probabilmente i livelli soglia al di sotto dei quali le masse gestite di un ETF non dovrebbero stare (10-15 milioni di Usd?), ma per l’investitore questa informazione non è irrilevante perché veder confluire un fondo (e quindi un tema) dentro un altro significa cambiare completamente la prospettiva di un investimento.
Il proliferare di cataloghi di offerta molto ampi è un modello che comincia a mostrare i suoi limiti e che credo nel corso dei prossimi anni vedrà coinvolti molti prodotti soprattutto tra quelli che hanno fatto dell’ESG la loro bandiera. Eccessiva frammentazione e nicchie che competono tra loro in un’arena ancora poco affollata di domanda.
Per l’investitore continua invece a valere un consiglio di buonsenso. Quando si sceglie di comprare evitare possibilmente ETF con un volume di masse gestite inferiore ai 10-15 milioni di euro spostandosi su strumenti con storia più ampia e maggiore capitalizzazione. Magari non sarà esattamente il tema di marketing all’ultimo grido, ma eviterà una spiacevole notizia come quella di veder tramontare il sogno del settore dalle prospettive secolari.