Tutto vero. Quello del titolo è il rendimento annuo composto ottenuto investendo in un semplicissimo ETF che replica il Nasdaq 100 in euro nell’ultima decade. Una performance obiettivamente stellare ottenuta con una volatilità importante (22%), ma non così clamorosamente alta come ci si poteva aspettare da un investimento di questo tipo. E ovviamente gli investitori si chiedono se questo passo è sostenibile.
Una performance che fa il paio con quella ottenuta dall’indice S&P500 che nello stesso arco di tempo ha raccolto “solo” il 15%.
Indubbiamente il Nasdaq ha trovato in alcune big cap come Amazon, Alphabet, Microsoft, Nvidia e Apple dei campioni che hanno assunto sempre più peso all’interno dell’indice condizionandone l’andamento. E a giudicare dai pesi lo faranno anche in futuro.
Il Nasdaq 100, che contiene le prime 100 società per capitalizzazione, si distingue da quel Nasdaq Composite che salì alla luce della ribalta nel 2000 durante la bolla speculativa dell’high tech.
ETF Nasdaq: Lyxor batte tutti
L’ETF di Lyxor (Amundi Nasdaq-100 Ii Ucits Etf Acc) è uno dei più datati quotati in Europa e con la sua replica sintetica ha saputo ottenere le performance migliori negli ultimi 5 anni (+173% all'8 marzo 2024) davanti a Invesco (Invesco Eqqq Nasdaq-100 Ucits Etf) e iShares (Ishares Nasdaq 100 Ucits Etf Usd Acc). I primi 10 titoli che compongono l’ETF fanno da soli il 45% dell’indice e già qui comprendiamo bene la concentrazione che è in essere su questo strumento.
Apple e Microsoft fanno la parte del leone con il 9% di peso ciascuno, seguiti da Amazon, BroadCom e Meta. Nvidia, Tesla e Alphabet completano il lotto.
Molto buona la tracking difference dell’ETF che negli ultimi 3 anni è stata del 0,06% positiva, ovvero il gestore ha ripagato i costi dello strumento regalando all’investitore una performance aggiuntiva di 6 punti base.
Il Nasdaq 100 non è un indice esclusivamente tecnologico
Al suo interno per il 50% troviamo è vero nuove tecnologie, ma ci sono anche settori come le telecomunicazioni con il 15%, i beni ciclici con un altro 15%, i farmaceutici con il 5% come gli industriali.
Lo stesso S&P500 è rappresentato per circa un terzo da azioni che sono comprese dentro l’indice Nasdaq 100.
Pensare ai prossimi 20 anni come un periodo nel quale questo indice ripeterà performance stellari è difficile. Forse il processo di ritorno verso una media più sostenibile è possibile, anche se ci si comincia a chiedere se non sarà proprio il Nasdaq a fagocitare i vecchi Dow Jones e S&P500.
Nel frattempo, non si può che guardare con favore e rispetto un grafico che alla prossima correzione sarà da riprendere fuori e utilizzare come supporto per incrementare posizioni in corposa plusvalenza.