La storia offre sempre qualche spunto interessante e questo vale naturalmente anche per gli investimenti. E andando indietro nel tempo fino ad esempio al Medioevo, scopriamo una strategia che prende il nome da quello tipico strumento di difesa che è un fossato di un castello medioevale, "moat" in lingua inglese.
Con molto piacere riprendo quindi un articolo pubblicato nel 2020 che trattava nel dettaglio l’ETF VanEck Morningstar US Sustainable Wide Moat e le sue caratteristiche peculiari (ETF: un fossato medioevale per il portafoglio). Riprendo da quell’articolo un estratto per rinfrescare la memoria sul lavoro che svolge questo strumento aggiornando poi le performance per capire se in questi due anni la competitività della strategia è veramente stata tale rispetto ad un classico S&P500, ma non solo.
Il termine "moat" è stato reso popolare da Warren Buffett citando l’analogia di queste attività con il fossato dei castelli medioevali. Più ampio sarà il fossato, più difficile sarà per i concorrenti invadere il castello. Naturalmente questa protezione può essere determinata anche da barriere all’ingresso come regolamentazione nazionale, brevetti, skills professionali, brand, ecc… Società con queste caratteristiche hanno tassi di crescita e soprattutto redditività inattaccabili per diversi anni giustificando un sovraprezzo pagato dal mercato.
L’ETF di VanEck replica l’indice elaborato da Morningstar Wide Moat. Lo scopo dell'Indice è offrire esposizione ad almeno 40 tra i migliori titoli azionari presenti nel Morning US Market Index emessi da società che hanno un rating "wide moat" e il più basso rapporto tra prezzo di mercato corrente/fair value calcolato mediante un processo di analisi indipendente condotto dal team di ricerca azionaria di Morningstar. Le società prescelte e inserite nell'Indice soddisfano i criteri ambientali, di sostenibilità e di governance (ESG).
Le performance del Moat? Deludenti
Oltre 500 milioni di euro di capitalizzazione per l’ETF che nell’ultimo triennio a dire il vero ha fatto registrare una performance peggiore sia del tradizionale iShares S&P500 che di un ETF Msci Multifactor. Peggio rispettivamente di 4 e 10 punti percentuali alla fine della prima settimana di agosto 2023.
Un presunto vantaggio che non si è visto nemmeno dall’inizio del 2023, a conferma di una originalità nella strategia che richiede probabilmente molto tempo e condizioni di mercato per generare alpha rispetto al classico S&P500.
Una sessantina di società replicate fisicamente in modo totale ad un costo di 0,49% all’anno non hanno quindi prodotto risultati particolarmente eccitanti per l’investitore alla ricerca di una migliore performance sul mercato americano.
Fatta eccezione per Microsoft, nelle top ten dell’ETF non troviamo molti nomi di società conosciute dal pubblico italiano. Applied Materials, Rockwell, KLA, Clorox, Polaris sono alcune delle società con caratteristiche tali da avere il privilegio di entrare in questo particolare indice.
Il rapporto tra prezzo e valore di libro che emerge dalla scheda mensile di VanEck non mostra valori particolarmente a sconto tali da classificare il Moat come ETF value. Il P/E di 23 e un rapporto prezzo valore di libro di quasi 4 confermano questa tesi.
Una strategia quella del Moat che diversifica certamente l’esposizione ad un mercato americano che rimane dominante. Il multifattoriale è un’altra di queste strategie così come quella a pesi costanti e uguali. Tutte uova che possono arricchire il paniere di investimento made in USA.