Silenziosamente e lontano dai clamori delle prime pagine dei giornali specializzati, le valute emergenti, notoriamente abbinate ad obbligazioni ad alto rendimento, stanno entrando nell’estate 2023 con dei risultati molto interessanti. Addirittura, il tentativo in corso sembra essere quello di un'inversione di tendenza che avrebbe del clamoroso essendo ormai un lontano ricordo il momento in cui i bond emergenti erano fonte di soddisfazione costante per gli investitori.
Osservando le performance da inizio anno delle principali valute emergenti notiamo che alcune divise abitualmente presenti in ogni scheda di prodotti specializzati oltre all’indubbio e ricco flusso cedolare, sono state in grado di generare una plusvalenza sul cambio. Real brasiliano, peso messicano e zloty polacco guadagnano da inizio anno contro euro tra il 5% e il 12%. A questo va aggiunta la ricca cedola. Altre divise come la rupia indonesiana e quella indiana perdono sul cambio da inizio anno meno del 2%, perdita ben compensata dalle corpose cedole. Ci sono valute come la lira turca che hanno perso quasi il 50% del valore, ma la TRY all’interno dei portafogli specializzati di ETF è molto marginale.
Meglio i prodotti ad accumulazione
I motivi di queste ottime performance sono diversi. Dalla recessione globale scampata, all’eccellente gestione della politica monetaria da parte di alcune banche centrali con relativo raffreddamento dell’inflazione, ai tassi reali positivi che invogliano gli investitori ad assumere posizioni lunghe sulle valute sottostanti.
Naturalmente non sono tutte rose e fiori e la volatilità è sempre dietro l’angolo per paesi ancora dipendenti da materie prime e ciclo economico globale. La ripresa degli ultimi tempi è però incoraggiante e soprattutto ha riportato a ridosso di livelli interessanti gli ETF di categoria.
Purtroppo, l’asset type è povera di prodotti ad accumulazione dei proventi, quella più utile ed efficiente quando le cedole sono così consistenti. Sul mercato tedesco iShares offre il Local Government Bond già quotato a Milano in versione a distribuzione, anche nella versante ad accumulazione. Altrimenti si può andare su SPDR Emerging Market Local Bond che ad un costo annuo di 0,55% clona il fratello a distribuzione con capitalizzazione superiore ai 2 miliardi di euro.
Altra alternativa più “cheap”, sempre in versione accumulazione, è il VanEck Em Local Currency Bond. Con un costo di 0,3% annuo il VanEck sta uscendo ora da un letargo che da almeno 5 anni ha reso zero in termini di performance per l’investitore.
Replicando l'indice JP Morgan GBI-Emerging Markets Global Core, l’ETF ha ottenuto in 5 anni un rendimento uguale a quello di iShares e inferiore a quello di SPDR vincendo però, seppur di poco, la sfida sui 3 anni dove la performance non supera comunque l’1% complessiva.
Esposizione ai principali Paesi emergenti con Indonesia, Sudafrica, Messico e Brasile ai primi posti. Non emerge nulla di clamoroso dal KID se non che il gestore è obbligato a vendere quando il titolo scende sotto i 13 mesi di durata residua. La duration di 5 si affianca a un rendimento a scadenza nell’ordine del 7%.
Il VanEck ETF appare una buona alternativa per chi cerca un prodotto obbligazionario volatile e con rendimenti attesi più alti che potrebbe uscire adesso da un lungo letargo. La versione accumulazione per sfruttare l’immenso vantaggio della capitalizzazione degli interessi è l’ideale per chi ha intenzione di mantenere a lungo l’ETF in portafoglio.