Il rialzo dei rendimenti americani sulla parte più lunga della curva dei rendimenti, sommato al tira e molla di speculazioni innescato dalle indiscrezioni sulle future mosse di Trump sui dazi, ha messo sotto pressione l’azionario Small Cap, reduce da un impetuoso recupero.
Il costo del denaro che non scende da livelli comunque restrittivi (a giudicare dai tassi reali), non fa bene a società che tendenzialmente utilizzano il debito come lubrificante necessario per finanziare i propri progetti imprenditoriali. Non potendo contare su saldi di cassa imponenti come quelli posseduti dalle grandi multinazionali che capeggiano l’S&P500 è ovvio che vedere un TBond al 5% alimenta le fibrillazioni sui costi dell’indebitamento delle Small Cap.
Small Cap USA: non è ancora il momento di tornare ad acquistare
L’indice americano per eccellenza che misura le performance delle Small Cap è il Russell 2000.
Pur mantenendo un saldo annuale sopra al 25%, questo indice nelle ultime 8 settimane ha vissuto una fase correttiva più incisiva delle Large Cap, un calo comunque non ancora compatibile con un minimo di un certo spessore a giudicare dall’andamento dell’indice dal 2020 in avanti su questo arco di tempo.
I momenti più interessanti per andare lunghi di Small Cap americane li abbiamo infatti visti quando la perdita è andata in doppia cifra percentuale, il che lascerebbe pensare ad ulteriori margini di ribasso come anche il grafico sembra suggerire.
Small Cap europee: performance da dimenticare
Ancora una volta però c’è chi ha fatto molto peggio e queste si chiamano Small Cap europee ed emergenti.
Negli ultimi 6 mesi gli indici americani orientati all’investimento nelle Small Cap hanno guadagnato quasi il 10%, quelli europei hanno perso il 5%. Stessa dinamica accorciando l’orizzonte temporale a 3 mesi in una divergenza che nel lungo periodo sta assumendo contorni inquietanti per le azioni europee.
A distanza di 5 anni, ed utilizzando sempre un ETF di Xtrackers per le Small Cap europee come il Msci Europe Small Cap, le azioni americane a piccola capitalizzazione hanno raccolto una performance di quasi il 50% quelle europee di appena il 16%.
Se ci spostiamo altrove la musica non cambia. Le Small Cap emergenti misurate dall’ETF SPDR hanno raccolto le stesse performance negative di quelle europee a distanza di 3 e 6 mesi, ma almeno in questo caso a distanza di un lustro eguagliano la performance dell’indice Russell 2000.
Un contesto, dunque, non ideale per il mondo Small Cap a causa del rialzo dei tassi; ma un contesto dove la divergenza tra America e resto del mondo sta assumendo contorni sempre più netti rendendo la diversificazione geografica un fardello pesante da portare avanti e sostenere.
Nonostante questi numeri, l'universo delle piccole capitalizzazioni rimane un antidoto necessario quanto a costo opportunità per fronteggiare quello che da più parti viene indicato come un auspicabile e salutare ribilanciamento all’interno degli indici globali. Vedremo se Small Cap europee ed emergenti sapranno dimostrare la loro capacità di ripresa nei prossimi mesi.