Gli ETF che investono in società considerate sostenibili non battono gli ETF equivalenti ma privi dell’etichetta ESG. Questa la sentenza emessa da un articolo del Financial Times che sembra mettere a tacere parecchia narrativa circolata negli ultimi anni attorno a un’industria sempre più florida e pompata da un marketing assetato di denaro fresco da gestire.
L’analisi condotta dalla società Scientific Beta ha analizzato i dati di performance e performance aggiustata per il rischio dal 2012 al 2022 di un volume di ETF azionari americani ed europei categorizzati da Bloomberg come socialmente responsabili (o ESG) per asset complessivi in gestione di quasi 100 miliardi di dollari.
Dopo le performance degli ETF ESG del 2020, l’entusiasmo per le performance di questa tipologia di prodotti aveva preso il sopravvento, ma come spesso accade in questi casi, quello che sembrava essere l’inizio di un percorso di gloria si è poi rivelato un fuoco di paglia. Rivelando che il 2020 è stata un’anomalia statistica.
Confronto tra ETF ESG e non ESG equivalenti: come è andata
Nello studio sono stati confrontati gli ETF ESG e non ESG equivalenti lungo un periodo decennale. La differenza di rendimento medio sfavorevole agli ESG è stata di 0,2%, per metà imputabile ai maggiori costi (mediamente gli ETF ESG costano 0,2% contro lo 0,1% di quelli tradizionali).
Aggiustando però le performance per i vari fattori di rischio in modo da rendere uniforme il confronto si è scoperto che il deficit di performance è arrivato mediamente fino a 0,7% per gli ETF ESG.
Il problema di molti di questi strumenti è anche legato alle strategie di selezione dei titoli. Inevitabilmente meno diversificati, molti ETF utilizzano strategie di natura quantitativa e non qualitativa. In pratica vengono inserite in portafoglio le società a più alto rating ESG utilizzando screening a loro volta viziati da un alto grado di soggettività nella selezione.
La conclusione è scontata. Non è possibile oggi proclamare l’investimento in fondi o ETF socialmente responsabile come migliore dal punto di vista finanziario rispetto all’investimento tradizionale. Paradossalmente maggiori sono i flussi di denaro che si spostano per normative più stringenti oppure semplicemente per valori degli investitori più alti verso questo mondo affollato di tanti prodotti ESG, e minori saranno i rendimenti attesi provenienti da questo tipo di investimento.
La regola del maggiore prezzo pagato subito a fronte di utili futuri incerti (e comunque molto instabili) porta inevitabilmente a questa conclusione con strumenti gestiti riempiti spesso di società con valutazioni di partenza particolarmente elevate. La storia delle società quotate in Borsa legate al tabacco e probabilmente in futuro la stessa storia ripetuta per quelle società attive nel mondo petrolifero e del gas, dimostra che buoni valori non necessariamente coincidono con maggiori rendimenti. Con gli ETF ESG questa storia sembra in procinto di trovare l’ennesima conferma.