Siamo sicuri che investire in reddito fisso rappresenti già oggi un’occasione irripetibile? La notizia arrivata dal Financial Times pochi giorni fa mi rende particolarmente dubbioso circa questa eventualità. Ma nello stesso tempo ci suggerisce qualcosa per l’investimento azionario.
Secondo il FT, nel 2023 gli investitori hanno dirottato flussi finanziari per 965 miliardi di dollari verso obbligazioni ed ETF azionari di “qualità”. Siamo al secondo dato più alto della storia. Storia che ci insegna anche che quasi mai la massa degli investitori ha ragione sul timing di ingresso. Ma vediamo meglio cosa dice l’articolo.
Uscendo dai fondi obbligazionari legati all’inflazione sulle prospettive di una minore pressione dei prezzi al consumo, ma anche dagli ETF sulle commodities, a cui aggiungere il timore che l’azionario sui massimi di mercato possa subire improvvise fasi di reversal, ha spinto gli investitori verso quelli che reputa porti più sicuri delle obbligazioni di qualità e le azioni percepite come tali.
Nel 2021 e nel 2022 erano stati gli azionari a dominare la scena, ma quest’anno grazie a rendimenti più appetitosi il reddito fisso ha rubato la scena. Con l’allontanarsi poi del rischio recessione soprattutto il mondo corporate è stato apprezzato grazie ai suoi rendimenti più elevati.
Nel mondo azionario ha dominato il fattore “quality” che tra poco analizzeremo in dettaglio con alcuni ETF presenti anche sul mercato italiano. Qualità che in effetti ha pagato con una overperformance rispetto allo S&P500 di quasi 5 punti percentuali nel 2023.
Decisamente peggio ha fatto lo stile value, al minimo della raccolta degli ultimi quattro anni, e gli ETF a bassa volatilità. Non sembra godere nemmeno più dell’inerzia il mondo ESG che ha rappresentato solo il 29% degli inflows nella “verde” Europa contro il 61% del 2022.
Gli ETF sull'azionario di qualità
Ma torniamo all’ETF azionario che fa della qualità la sua missione. Ampia l’offerta dei vari gestori che va dal mondo specializzato americano a quello europeo per arrivare all’esposizione globale. iShares e Xtrackers offrono due ETF che investono sulle azioni mondiali di qualità con capitalizzazione superiore al miliardo di euro con l’indice replicato che è Msci World Quality Factor.
Ma cosa si intende per azione di qualità? Sulla base dei parametri più elevati di ritorno sul capitale, bassa leva finanziaria e crescita degli utili stabile vengono selezionate all’interno del Msci World un gruppo di azioni che compongono il portafoglio. Sono 300 nell’ETF di iShares con il peso geografico ovviamente dominante degli States al 66%. Le prime 10 partecipazioni pesano per un quarto del portafoglio con Microsoft, Nvidia, Apple e Visa che hanno una presenza superiore al 3% ciascuna. Indubbiamente sbilanciato dal lato tech questo mondo quality, con l’IT che pesa per il 30% del portafoglio seguito da industriali, farmaceutici e beni voluttuari al 10%.
Osservando i dati forniti da Msci degli ultimi 30 anni non sembrano esserci grandi dubbi sul vantaggio competitivo offerto dal fattore qualità. Con un rendimento medio annuo composto del 11,5% rispetto al 8,1% del Msci World, il quality ha ottenuto un rendimento anche aggiustato per il rischio decisamente più elevato. Metriche di valutazione un po' più elevate, dividendi un po' più bassi, ma in un mondo azionario dominato dal growth mai negli ultimi 3, 5 e 10 anni il quality ha dovuto mangiare la polvere.
Nonostante mi lasci un po' perplesso il fiume di denaro affluito nel 2023 e il forte peso della tecnologia, il quality rappresenta un’interessante opportunità di diversificazione del portafoglio per investitori di lungo termine come conferma la storia. Un fattore ben presidiato grazie a numerosi ETF presenti sul mercato italiano.