Gli ETF che investono nelle azioni europee sono numerosi. La maggior parte degli investitori copre l’asset class con strumenti generici che investono nei più classici indici Msci Europe o Ftse Europe. Alcuni risparmiatori potrebbero avere il desiderio di limitare il rischio di cambio utilizzando ETF che investono nelle sole azioni dell’Eurozona, oppure nelle società appartenenti all’area EMU dove la Gran Bretagna non è presente.
Esistono però anche ETF “geografici” che permettono di sovra/sotto pesare specifiche zone economiche come appunto la Gran Bretagna, oppure i paesi scandinavi o ancora quelli dell’Est Europa. In questo articolo cercherò di mettere ordine facendo chiarezza sull’esposizione geografica dei vari indici europei.
ETF azioni europee: tre indici in focus
Utilizzerò gli indici Msci come riferimento. La prima fermata la faremo nella stazione Msci Europe. All’interno di questo indice troviamo i 15 Paesi sviluppati presenti sul contintente europeo. Non sono comprese le small caps, ma secondo il provider l’85% della capitalizzazione di mercato europea è coperta. Naturalmente troviamo tutti i paesi principali partendo da Gran Bretagna (22%), Francia (18%), Svizzera (14%) e a seguire tutte le altre nazioni compresa la Svezia.
Differente per composizione è l’indice EMU, acronimo di European Economic and Monetary Union. In questo caso i Paesi rappresentati sono 10 con un numero di società pari a circa la metà (224) rispetto a quelle presenti nel Msci Europe. Scompaiono quindi UK e Svizzera dal portafoglio con Francia (35%) e Germania (25%) che si prendono la fetta di torta più grossa. Per chi vuole investire senza rischiare nulla sul cambio, ma rimanendo sempre in Europa, troverà un discreto numero di ETF che replicano questo indice.
Esiste anche una variante Europe ex UK, ovvero lo stesso indice Msci Europe ma depurato dalle azioni inglesi. Vengono rimodulati i pesi e, oltre a Svizzera e Svezia, compare anche la Danimarca grazie al colosso Novo Nordisk.
ETF azioni europee: puntare su aree geografiche specifiche
A fianco di questi tre, che possiamo considerare gli indici principali per chi vuole presidiare l’azionario europeo, ne esistono altri che invece si focalizzano più specificatamente su una zona geografica specifica. Ad esempio, si può investire sulla solo Gran Bretagna (Msci UK) o Svizzera (Msci Switzerland) accollandosi integralmente anche il rischio di cambio.
Ci sono poi ETF che raggruppano al loro interno società con sede al di fuori della Zona Euro. Ad esempio, dentro Msci Nordic troviamo azioni svedesi (36%), danesi (15%), finlandesi e norvegesi. Anche in questo caso il rischio valutario è dominante seppur non esclusivo. La Finlandia è nell’euro e la Danimarca ha una valuta praticamente ancorata alla moneta unica europea.
Altra area economica posizionata sul fianco est europeo è coperta da ETF con l’indice replicato che è Msci Eastern Europe ex Russia. In questo caso abbiamo a che fare con paesi considerati “emergenti”, anche se in realtà è difficile oggi considerarli ancora tali visti i legami stretti politici ed economici tra Zona Euro e Paesi Est europei. La Polonia esercita sull’indice lo stesso ruolo degli USA negli indici mondiali con il 70% di peso, seguita da Ungheria (17%) e Repubblica Ceca. Rischio valutario aperto alle valute locali.
Chi ha fatto meglio e chi peggio in questi ultimi 5 anni tra questi indici? Dei tre europei aggregati da Msci (Europe, Emu e Ex-UK) depurare dalla Gran Bretagna l’indice si è rivelata la scelta migliore con un +55% (dati al 3 aprile 2024). Molto meglio l’investimento in Scandinavia (+80%), decisamente deficitario quello in Est Europa (+10%).
L’investimento nel Vecchio Continente può assumere varie forme e specifiche esposizioni possono essere assunte con ETF specifici che, partendo da un baricentro centrale privo di rischio di cambio, possono arricchire e diversificare l’investimento sulla base di determinate view di mercato dell’investitore.