La Commissione Europea ha annunciato qualche giorno fa che imporrà dazi sulle importazioni di auto elettriche cinesi. Una risposta tardiva e probabilmente poco efficace arrivata dopo che anche gli Stati Uniti avevano deciso di imporre dazi fino al 100% sulle auto elettriche provenienti da Pechino. La frase cruciale di questa decisione è stata quella nella quale viene indicato che le aziende che producono in Cina auto elettriche a batteria beneficiano di sovvenzioni pubbliche sleali, tali da rappresentare una minaccia di pregiudizio economico per i loro competitor nell’Unione europea.
I dazi saranno del 17,4% per BYD, del 20% per Geely e del 38,1% per Saic. Per tutti i produttori di auto elettriche del Pese asiatico che si sono dimostrati collaborativi ci saranno dazi al 21%. Per tutti gli altri verrà applicato il valore massimo del 38,1%. Ovviamente l’ira di Pechino su questo annuncio non si è fatta attendere, anche se in realtà poteva andare molto peggio e l’opposizione tedesca a dazi più pesanti ha reso la pillola molto meno amara.
Ma come ha reagito in Borsa il settore europeo delle auto dopo l’annuncio? A differenza di quello che si poteva logicamente pensare non bene. Evidentemente il mercato pensa che i danni che subiranno le aziende europee in Cina dopo che Pechino introdurrà prevedibilmente dazi compensativi verso le auto europee, saranno superiori ai benefici dei dazi imposti sulle auto elettriche cinesi che entreranno nell’Unione. Almeno per i produttori di auto.
Settore auto: la reazione dell'ETF ai dazi
L’ETF Lyxor Stoxx Europe 600 Automobiles & Parts è uno dei decani tra gli ETF quotati in Europa. Quotato addirittura dal 2006, ci offre una bella prospettiva di come si è mosso il settore in questi anni. Dal lancio l’ETF ha raccolto il 285% di performance positiva, ma fino al 2020 non si andava oltre il 60%. La crescita recente è stata proprio dettata dalle aspettative sulla rivoluzione green legata all’auto elettrica e i 14 titoli che compongono un ETF molto concentrato hanno beneficiato di questo nei recenti periodi.
Mercedes pesa per il 21% dell’ETF, seguita da Ferrari con il 16%, Stellantis con il 13% e BMW con l’11%, in un paniere che vede anche produttori di componentistica come, ad esempio, Michelin al 10% di peso. Osservando il grafico dell’ETF ci rendiamo conto di come questa notizia fosse inattesa e soprattutto non prevista in questi termini.
Dopo aver toccato un massimo quest’anno che aveva di fatto sancito l’uscita da una lunga fase di trading range, l’ETF rischia adesso di rientrare all’interno di questo rettangolo, il che indicherebbe come una classica trappola per tori il movimento della prima parte del 2024. A quel punto gli effetti prevedibilmente sarebbero negativi con i prossimi mesi caratterizzati da vendite e prezzi destinati a tornare verso i livelli di fine 2022.
Settore quindi sul quale consiglio per il momento prudenza in attesa di comprendere come si posizioneranno i grandi investitori dopo la reazione umorale alla notizia.