Wall Street ha chiuso l'ultima seduta sostanzialmente piatto in attesa degli importantissimi dati di oggi pomeriggio sull'
inflazione americana e dei
verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve, che saranno rilasciati questa sera. Gli analisti si aspettano che l'indice dei prezzi al consumo per il mese di marzo scenda al 5,1% su base annua, dal 6% di febbraio. A preoccupare però è l'inflazione core, che si sta mostrando più ostica di quanto si potesse immaginare. È soprattutto questa che viene attentamente monitorata dalla Fed per prendere le sue scelte di politica monetaria.
I verbali dell'ultimo meeting della Banca centrale saranno altrettanto importanti per provare a capire quali saranno le prossime mosse dell'autorità monetaria. La tentazione di arrivare ben oltre il livello terminale del 5% sembrerebbe molto forte, con l'obiettivo di infliggere un colpo mortale al carovita e ricondurlo verso gli obiettivi di lungo periodo del 2%. Tuttavia, occorre fare i conti con una crisi bancaria la cui estensione potrebbe far precipitare l'economia statunitense in una recessione profonda, affossando gli utili delle aziende e le quotazioni in Borsa.
Wall Street: per Wells Fargo arriveranno le vendite
I listini americani si stanno complessivamente mostrando resilienti: l'S&P 500 da inizio anno è salito del 7%. Occorre dire però che a trainare il principale indice di Wall Street sono solamente 20 titoli, che hanno realizzato performance eccellenti. Le altre 480 azioni del paniere continuano ad annaspare, il che potrebbe essere un segnale pericoloso se anche i più virtuosi dovessero invertire la rotta.
A giudizio di Chris Harvey, responsabile della strategia azionaria di Wells Fargo, il peggioramento del quadro economico generale comporterà un forte calo delle quotazioni. "A nostro avviso, il ribasso azionario sarà guidato dal peggioramento delle condizioni economiche, in un contesto caratterizzato da una politica monetaria aggressiva, da potenziali problemi di capitale/liquidità catalizzati dalla crisi bancaria e da consumatori che fanno sempre più affidamento sul credito per sostenere le spese", ha scritto l'esperto in una nota ai clienti.
A suo giudizio, la risalita quest'anno dell'S&P 500 è stata determinata da un calo dei rendimenti dei titoli di Stato USA e dalla percezione del mercato di una svolta sui tassi d'interesse da parte della Fed. Tuttavia, Harvey sottolinea che, con le preoccupazioni sul sistema finanziario e con le aspettative di una stagione degli utili torbida, il rally ha cominciato a perdere slancio. "Se supponiamo che il ciclo di inasprimento della Fed si sia concluso a marzo, un rally di breve termine sembra già prezzato dalle azioni. In genere, il mercato continua a salire per tre mesi; tuttavia, potrebbe non essere un confronto equo perché il ciclo di inasprimento potrebbe non essere finito e la compressione dei margini dovrebbe bilanciare il pivot della Fed".
Prima del crollo della Silicon Valley Bank, Wells Fargo si attendeva un "malessere economico" nei prossimi mesi. Ora però parla di una vera e propria recessione nella seconda metà dell'anno. "L'inversione della curva dei rendimenti e la crescente dipendenza dei consumatori dal credito hanno contribuito all'inversione ribassista della visione della banca sulle azioni", ha affermato Harvey.
Alla luce di queste considerazioni, nei prossimi 3-6 mesi il responsabile delle azioni di Wells Fargo si aspetta che l'S&P 500 effettui una correzione del 10% a 3.700 punti rispetto all'ultima chiusura di poco oltre 4.100 punti. Il target price di fine anno, fissato a 4.200 punti, è stato invece confermato.