A Wall Street continua a dominare la calma: i movimenti, in una direzione o nell'altra, non sono mai troppo esagerati. Secondo i dati rilasciati da FactSet, dalla fine di marzo il movimento settimanale medio per l'indice S&P 500 è stato inferiore all'1% (alla fine del 2022, l'indice registrava oscillazioni medie di circa il 2,6% ogni settimana).
Gli investitori non risultano troppo impressionati dagli annunci di recessione che economisti ed esperti di mercato fanno sistematicamente sull'economia americana. Tali previsioni sono puntualmente smentite dai dati macroeconomici che vengono rilasciati periodicamente e che mostrano quando gli Stati Uniti siano in salute, soprattutto sul versante dell'occupazione.
Tuttavia,
questo non significa che una recessione non si manifesterà, in quanto è possibile che gli effetti della lunga politica monetaria restrittiva della
Federal Reserve debbano ancora manifestarsi nella loro interezza.
Wall Street: attenzione al mercato delle opzioni
La quiete prima della tempesta? Non necessariamente, ma alcuni segnali inducono a una riflessione e richiamano una certa cautela.
Il Cboe Volatility Index, o VIX, è sceso a circa 14 punti, nei pressi dei minimi da febbraio 2020. Conosciuto come l'indicatore della paura di Wall Street, il VIX traccia il prezzo delle opzioni spesso utilizzate per proteggersi dalle flessioni del mercato azionario.
Tuttavia, nel mercato delle opzioni ci sono dei numeri da prendere in considerazione: secondo i dati rilasciati dal Cboe Global Market, nelle ultime sessioni stanno crescendo le "call" sul VIX. L'indice si muove in direzione opposta al mercato azionario, il che significa che una puntata rialzista sulla volatilità implica una posizione del mercato ribassista sulle azioni.
Tale volatilità potrebbe essere spinta verso l'alto perché c'è un altro aspetto che inquieta, ossia il fatto che, come rileva Deutsche Bank, la correlazione tra i movimenti dei titoli all'interno dell'S&P 500 è tra le più basse degli ultimi tre mesi. È da parecchio noto che il rally del benchmark americano sia guidato da una manciata di grandi aziende tecnologiche, sospinte dal fuoco sacro dell'intelligenza artificiale. Ciò significa che la gran parte dell'indice è slegata dai movimenti di mercato. Se le azioni dell'S&P 500 iniziassero a muoversi di pari passo, ciò farebbe balzare la volatilità.
Cosa potrebbe accendere la miccia non è del tutto chiaro, ma potrebbe essere qualsiasi cosa a questo punto. L'ipotesi più facile è il sopraggiungere della recessione attesa da tanto da strategist e analisti, ma che il mercato non si aspetta più. La Fed potrebbe aiutare ad accelerare l'evento riprendendo ad alzare i tassi d'interesse dopo la pausa di giugno. Questa settimana arriveranno i dati sull'inflazione "core" americana, una misura fortemente tenuta in considerazione dalla Banca centrale nelle scelte di politica monetaria. I risultati potrebbe fornire delle indicazioni importanti.
C'è tuttavia da rilevare un fattore stagionale che può fare la differenza, mantenendo la volatilità tranquilla per ora. Secondo i dati forniti dal Dow Jones, il mese di luglio è solitamente il più calmo dell'anno, con l'S&P 500 che in media si è mosso dello 0,53% giornaliero negli ultimi 10 anni. Questo non alimenta aspettative di grandi tumulti nelle prossime settimane. L'autunno però potrebbe raccontare un'altra storia.