Con un rialzo del 5,85%, quello della scorsa settimana è stato il
migliore rally dell'anno per l'indice S&P 500. Gli investitori hanno capitalizzato l'esito della due giorni della
Federal Reserve: la Banca centrale ha mantenuto fermi i tassi d'interesse per la seconda volta consecutiva e fatto capire che la politica monetaria potrebbe essere più accomodante. In verità, questo è ciò che ha percepito il mercato dal linguaggio e dal tono adottati dal governatore
Jerome Powell, il quale ha precisato che la lotta all'inflazione è ancora in corso ma che ulteriori strette monetarie terranno in considerazione lo stato di salute dell'economia.
I dati sull'occupazione americana di venerdì scorso poi hanno supportato il quadro più disteso, per paradosso, con un numero inferiore alle attese di nuovi posti di lavoro creati e un tasso di disoccupazione superiore a quello del consensus. In questo momento, una brutta notizia per l'economia è una buona notizia, proprio perché va considerata in rapporto all'atteggiamento della Fed più accomodante.
Wall Street: per Morgan Stanley niente rally di fine anno
Michael Wilson, strategist di Morgan Stanley, prova a spegnere i facili entusiasmi ritenendo che i rialzi delle azioni a Wall Street rientrino comunque in un mercato ribassista. A suo avviso, in questo momento "manca un supporto tecnico e fondamentale", per via di prospettive cupe sugli utili, dati macroeconomici più deboli e analisti che hanno abbassato il rating di molte azioni. Wilson insomma non crede che quello in corso sia un rally di fine anno supportato da una ripresa sostenuta, ma piuttosto un rally di un mercato in declino.
L'esperto è stato uno di quelli che nel 2022 aveva previsto il tracollo delle azioni americane ed anche quest'anno ha mantenuto un approccio pessimistico, basato sulle preoccupazioni dell'impatto dei tassi d'interesse più elevati sulla domanda e quindi sui timori circa l'andamento economico degli Stati Uniti.
Ora Wilson non si distacca dal suo pensiero, prendendo le distanze viceversa da coloro che si aspettano un taglio dei tassi all'inizio del prossimo anno. Ritiene altresì che il calo dei rendimenti dei Treasury che si è visto la scorsa settimana dai massimi di ottobre a oltre 5% sia "più legato alla guidance sull'emissione di cedole inferiore alle attese e ai dati economici più deboli".