Dopo il capitolo elezioni USA,
Wall Street guarda avanti, con investitori e analisti in attesa di capire come si evolverà il mercato nel medio-lungo termine. La settimana di fuoco è arrivata solo a metà, perché oggi inizia la due giorni di riunioni della
Federal Reserve da cui si capirà il percorso della Banca centrale in tema di tassi di interesse. I buoni dati sull'economia americana - nonostante i soli 12 mila posti di lavoro creati nel mese di ottobre - sono una rassicurazione per il governatore
Jerome Powell, che a questo punto eviterebbe di mettere in campo interventi eccessivamente aggressivi.
Nel meeting di settembre, la Fed ha tagliato di mezzo punto percentuale il costo del denaro perché era ancora vivo il pericolo dell'arrivo imminente di una recessione. Oggi però non c'è questo spauracchio e l'idea di un atterraggio morbido farà con ogni probabilità desistere da mosse audaci. Insomma, stando alle attese degli analisti, l'istituto monetario dovrebbe abbassare i tassi di riferimento di soli 25 punti base portandoli nel range 4,5-4,75%.
Il discorso è più incerto riguardo l'ultimo incontro prima della fine del 2024. Molto dipenderà dalle indicazioni sullo stato di salute dell'economia, ma sembra escluso un nuovo maxi-taglio da mezzo punto. Il dubbio rimane se ci sarà a dicembre la replica di una riduzione dello 0,25% o una messa in pausa rinviando tutto all'anno venturo.
In ogni caso, le azioni a Wall Street verosimilmente risentiranno non solo delle mosse della Fed, ma anche delle dichiarazioni del presidente Powell circa le aspettative future sull'economia e sui mercati, anche alla luce dell'esito delle elezioni statunitensi.
Wall Street: per Goldman Sachs non assisteremo ad un mercato orso
Gli strategist di Goldman Sachs comunque escludono che Wall Street entrerà in un mercato ribassista nei prossimi 12 mesi, in virtù di "un'economia resiliente che continua a sostenere le azioni". A loro giudizio, esiste appena una probabilità del 18% che l'indice S&P 500 perda oltre il 20% dai suoi massimi di periodo, che definirebbe un mercato ribassista.
Il benchmark quest'anno ha mostrato la sua forza grazie proprio all'eccellente stato di salute dell'economia americana, nonostante i tassi di interesse siano stati tenuti alti per lungo tempo. Solo nelle ultime settimane l'indice ha perso slancio, sull'impennata dei rendimenti obbligazionari a causa delle incertezze derivanti dalla Fed e dal voto negli Stati Uniti.
"Le azioni dovrebbero essere in grado di digerire rendimenti obbligazionari più elevati purché siano guidate da una migliore crescita", hanno scritto gli esperti della banca newyorkese in una nota. "Il contesto economico rimane favorevole nonostante i recenti segnali di debolezza".
Riguardo questi segnali, il riferimento è alla crescita rallentata dell'occupazione e al percorso ancora lento di raffreddamento dell'inflazione. Tuttavia, almeno sul fronte del mercato del lavoro, il mese di ottobre è stato particolare, in quanto si sono verificati forti uragani e scioperi che hanno messo sotto pressione le aziende e quindi la loro capacità di assunzione.