La settimana appena trascorsa si è conclusa positivamente per Wall Street. Tutti gli indici azionari hanno registrato performance positive permettendo alle Borse di recuperare parte del terreno perso a causa dell'inflazione, dei rialzi dei tassi d'interesse e della paura della recessione economica. Le forti vendite degli ultimi mesi hanno aumentato la liquidità a disposizione degli operatori, che stanno approfittando di quotazioni a sconto per entrare sul mercato nella speranza che le prospettive economiche migliorino.
Non si tratta della prima volta che da inizio anno assistiamo ad un rimbalzo, finora tutti i tentativi sono risultati vani a causa di un contesto molto depresso. Per una vera inversione di tendenza occorre altro, ovvero che i fondamentali a livello macroeconomico cambino in via prospettica, riportando fiducia negli investimenti a rischio.
Wall Street: ecco perché è meglio non investire ora
Molti investitori si chiedono se sia il caso di entrare sul mercato oppure se sia meglio aspettare tempi migliori. Ci sono tre fattori che consigliano prudenza.
Il primo è legato alla politica monetaria della Federal Reserve. I tori stanno aspettando segnali di un allentamento delle condizioni monetarie, ma i messaggi che ricevono deludono sistematicamente le aspettative. L'ultima rilevazione dal Bureau of Labour Statistics ha riportato un indice dei prezzi al consumo all'8,2% e, di conseguenza, il percorso per arrivare all'obiettivo dichiarato della Fed del 2% sarà particolarmente lungo. Il Governatore
Jerome Powell è stato perentorio: i tassi continueranno ad essere alzati in maniera decisa fino a quando l'inflazione non verrà sconfitta. Alcuni già pensano che il costo del denaro potrà collocarsi ben oltre il 5% nel 2023.
La Fed presta molta attenzione al mercato del lavoro, parametro fondamentale per capire quanto l'aggressività nella politica monetaria stia impattando sull'economia del Paese. In USA, però, il tasso di disoccupazione si attesta al 3,5%, e quindi al momento non sono visibili ostacoli alla politica restrittiva dell'istituto guidato da Powell.
Il secondo fattore riguarda gli utili delle aziende. La stagione delle trimestrali è già nel vivo e questa settimana
entreranno in scena le big tech di Wall Street. Più che i risultati trimestrali, a contare in questo momento sono le
stime sui prossimi trimestri. Con i tassi in aumento, c'è poca certezza sui profitti futuri e questo porta gli analisti a ridimensionare le loro previsioni. Negli ultimi mesi il taglio è stato importante, ma le serie storiche ci dicono che le sforbiciate sarebbero dovute essere maggiori.
Il terzo fattore che suggerisce di ritardare l'ingresso a mercato consiste nelle attuali valutazioni dei titoli. È vero che i multipli sono scesi da inizio anno, con il price/earnings dell'S&P 500 passato da 20 a 16, ma è altrettanto vero che esistono molti dubbi che tutta la negatività che vediamo sia stata realmente prezzata dal mercato. Un indice che quota a 16 significa che ogni 16 dollari investiti si attende 1 dollaro di profitto, ovverosia un rendimento appena sopra del 6%. Nel frattempo, i rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni sono oltre il 4%; ciò comporta che investire in azioni produce un premio al rischio del 2%. Un po' poco in un momento così incerto.