Grande delusione per i conti trimestrali di Volkswagen, che ha registrato un
crollo dell'utile e ha abbassato la guidance per l'intero anno. I dati evidenziano come i dazi del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump sul "made in Europe" impattino negativamente sui guadagni della più grande casa automobilistica del Vecchio continente. Nonostante i risultati del secondo trimestre abbiano mancato le aspettative degli analisti, dopo un tonfo iniziale le
azioni VOW3 salgono di circa 3 punti percentuali.
L'Amministratore delegato del gruppo, Oliver Blume, ha posto l'accento sugli aspetti positivi affermando che la società ha "mantenuto la sua posizione in un ambiente estremamente difficile", attraverso "miglioramenti nel design, nella tecnologia e nella qualità", nonché ottenendo "progressi significativi nel software".
Il top manager ha sottolineato che "i dati di vendita rimangono stabili in un mercato globale competitivo" e in Europa l'azienda ha "ampliato la sua posizione di leader nella mobilità elettrica, con una quota di mercato del 28%". Per la seconda metà dell'anno, Blume si aspetta che "il trend positivo prosegua", sostenuto "dalla nostra continua offensiva di prodotti e da una domanda costantemente buona".
Volkswagen: i numeri della trimestrale
Nel secondo trimestre 2025, Volkswagen ha registrato vendite complessive per 80,81 miliardi di euro, in calo di circa il 3% rispetto agli 83,34 miliardi di euro dello stesso periodo del 2024. Gli analisti stimavano un fatturato di 82,2 miliardi di euro. L'azienda ha comunque registrato una crescita dell'1,2% delle consegne dei veicoli a 2,27 milioni di unità nel trimestre di giugno dell'anno in corso rispetto ai 2,24 milioni del secondo quarto dello scorso anno.
Un altro aspetto positivo arriva dalle auto elettriche. Le vendite dei veicoli a batteria in Europa sono aumentate del 73%, trainate dalla forte domanda di modelli tra cui la VW ID.5, l'Audi Q4 e-tron e la Skoda Enyaq, grazie agli sconti e agli acquirenti che evitano sempre più le auto Tesla.
Il risultato operativo ha visto un crollo del 29,4% su base annua, passando da 5,43 miliardi di euro (6,5% sulle vendite) a 3,83 miliardi di euro (4,7% sul fatturato). Questo si spiega principalmente con gli elevati costi derivanti dall'aumento dei dazi sulle importazioni statunitensi, dagli accantonamenti per la ristrutturazione di Audi, Volkswagen Passenger Cars e Cariad e dalle spese relative alla regolamentazione delle emissioni di CO2. Inoltre, hanno contribuito al brutto risultato gli effetti negativi di una quota più elevata di produzione di veicoli completamente elettrici e dei cambi valutari. L'utile netto è precipitato del 36,3% anno su anno, cioè da 3,60 a 2,29 miliardi di euro.
La guidance
Volkswagen ha dichiarato che i ricavi per il 2025 saranno in linea con le proiezioni precedenti, ossia di una crescita fino al 5%. L'utile operativo però è previsto tra il 4% e il 5%, in calo rispetto alla precedente stima di un intervallo 5,5-6,5%.
Al ribasso anche le previsioni del flusso di cassa netto del settore automobilistico per l'intero anno, ora stimato tra 1 e 3 miliardi di euro, al di sotto della fascia 2-5 miliardi di euro prevista in precedenza. Ciò include i deflussi di cassa per investimenti futuri e ristrutturazioni. La liquidità netta della Divisione Automotive nel 2025 dovrebbe essere compresa tra 31 e 33 miliardi di euro (in precedenza: da 34 a 37 miliardi di euro).
Vi è comunque un'elevata incertezza sugli ulteriori sviluppi riguardo i dazi, il loro impatto e gli eventuali effetti reciproci. All'estremità inferiore degli intervalli di previsione per il risultato operativo, il flusso di cassa netto e la liquidità netta, Volkwagen ipotizza che in particolare gli attuali dazi all'importazione statunitensi del 27,5% continueranno ad applicarsi nella seconda metà del 2025. All'estremità superiore, l'azienda presume che queste tariffe saranno ridotte al 10%. La società osserva che "le sfide deriveranno in particolare da un contesto di incertezza politica, dall'espansione delle restrizioni commerciali e delle tensioni geopolitiche, dalla crescente intensità della concorrenza, dalla volatilità dei mercati delle materie prime, dell'energia e dei cambi, e dai requisiti relativi alle emissioni che sono stati più severi dall'inizio dell'anno".