L'
USD/JPY ha cancellato i guadagni innescati dalla riunione della
Bank of Japan del 28 aprile. In quell'occasione, l'istituto monetario guidato da
Kazuo Ueda si è attenuto alla politica ultra-accomodante portata avanti dal precedente governatore
Haruhiko Kuroda, spingendo in questo modo il cambio a 138. A ripristinare la situazione ci ha pensato la
Federal Reserve, che al termine del meeting di questa settimana ha annunciato la sospensione, da capire se momentanea o permanente, del processo di rialzi dei tassi d'interesse. Ciò ha contribuito a indebolire il dollaro americano,
riportando l'USD/JPY a 134.
Ad indebolire il biglietto verde ci sono anche le preoccupazioni sull'economia americana, sempre più a rischio recessione dopo l'escalation della crisi bancaria. Dopo il crack di quattro banche USA dal mese di marzo, di cui una salvata in extremis, ora si è aggiunta la situazione traballante della PacWest Bancorp, alla ricerca di investitori per rilevare l'attività.
Nel contempo lo yen potrebbe continuare il suo percorso ascendente: difficilmente, con un tasso di inflazione ai massimi degli ultimi 42 anni, la politica monetaria giapponese rimarrà così espansiva. Ueda ha promesso un passaggio graduale verso una maggiore restrizione, ma già il controllo della curva dei rendimenti dei bond a 10 anni potrà essere allentato dal prossimo meeting e i tassi d'interesse potranno iniziare presto una fase di uscita dal territorio negativo.
USD/JPY: Credit Agricole e UBS stimano un ribasso nel 2023
La divergenza di politica monetaria tra la Fed e la BoJ disegnerà con molta probabilità il cammino dell'USD/JPY nei prossimi mesi. In ragione di questo, gli esperti del Credit Agricole e di UBS ritengono che lo yen crescerà di circa il 10% rispetto al dollaro USA entro la fine dell'anno.
"Le banche giapponesi sono viste come un rifugio sicuro alternativo a quelle statunitensi, in quanto la loro esposizione a tassi globali più elevati è protetta dal controllo della curva dei rendimenti della Banca del Giappone", ha affermato David Forrester, strategist del Credit Agricole. L'istituto francese nell'anno corrente stima una discesa del cambio USD/JPY a 122.
Per UBS è la decisione della Fed l'aspetto intorno a cui ruota tutto il meccanismo che guiderà il "Ninja". Vassili Serebriakov, strategist FX e macro di UBS a New York, ha affermato che il prossimo catalizzatore chiave per la valuta giapponese saranno i dati sui salari non agricoli statunitensi di venerdì, poiché gli operatori cercheranno di vendere il dollaro se i numeri risulteranno più deboli del previsto. Un mercato del lavoro in difficoltà, infatti, spingerebbe la Fed ad allentare la sua politica monetaria. Gli analisti si attendono la creazione di 180 mila nuovi posti di lavoro ad aprile, in netto calo rispetto ai nuovi occupati di marzo a 236 mila. Mentre, il tasso di disoccupazione è visto passare dal 3,5% al 3,6%. Per l'anno corrente, l'istituto di credito svizzero pronostica una discesa dell'USD/JPY a 120.