Qualche giorno fa l’amministrazione Biden ha varato forti aumenti dei dazi sulle importazioni dalla Cina che colpiranno in particolare il settore dei veicoli elettrici ed i semiconduttori. "Non permetteremo mai alla Cina di controllare ingiustamente il mercato” delle auto a nuova mobilità, ha detto il presidente Biden.
Nel complesso, gli incrementi tariffari colpiscono importazioni cinesi per 18 miliardi di dollari nei settori dei veicoli elettrici, delle batterie, dei pannelli solari, dei chip, dei minerali critici e di prodotti medici. In particolare, l'aliquota tariffaria sui veicoli elettrici è destinata a quadruplicare al 100% mentre quella sui semiconduttori passerà dal 25 al 50%.
Ovviamente la mossa ha scatenato una reazione negativa da parte di Pechino che, tramite il Ministero degli Esteri, ha fatto sapere che si opporrà ad aumenti unilaterali delle tariffe in violazione delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. “La Cina - ha riferito Wang Wenbin, portavoce del Ministero - prenderà tutte le misure necessarie per salvaguardare i suoi legittimi diritti e interessi".
Secondo un team di Morgan Stanley guidato da Laura Sanchez, gli ostacoli alla crescita a breve termine derivanti dalle tariffe potrebbero essere controbilanciati dal potenziale aumento per la domanda domestica. “Le nuove tariffe sulle importazioni di tecnologie pulite - riporta uno studio pubblicato martedì scorso da Morgan Stanley - potrebbero avere un impatto negativo sulla crescita a breve termine, e quindi sui benefici climatici, ma dovrebbero fungere da acceleratore della domanda per i prodotti di produzione nazionale”.
Vediamo quali sono le azioni che per Morgan Stanley consiglia di acquistare per beneficiare dal prepotente riemergere delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
Morgan Stanley: tensioni USA-Cina, i 3 titoli su cui puntare
Due case automobilistiche ed un produttore di pannelli solari: sono queste le società statunitensi che secondo Morgan Stanley finiranno per capitalizzare la stretta varata dall'amministrazione Biden sul “made in China”.
Tra le prime ci sono due colossi da “old economy” come Ford e General Motors. Mentre “incentivare i veicoli elettrici prodotti localmente potrebbe comportare un costo dal punto di vista della penetrazione”, sia Ford che General Motors trarranno vantaggio dalla maggiore domanda di auto tradizionali poiché le vendite di veicoli elettrici attraversano una fase di rallentamento.
"La minore penetrazione dei veicoli elettrici estende la domanda (di veicoli con motore a combustione interna, ndr), anche se la maggior parte degli investitori ritiene che i legacy (produttori di apparecchiature originali, ndr) non possano rallentare o fermare i piani di spesa per veicoli elettrici senza rischiare il loro valore terminale", ha affermato Sanchez. Su queste basi, Morgan Stanley ha confermato la valutazione “overweight” sia sulle azioni Ford che sul titolo GM con i target di prezzo rispettivamente fissati a 17 ed a 46 dollari, +46 e +10 per cento rispetto alla chiusura di giovedì scorso.
Dal fronte dei pannelli solari, Morgan Stanley consiglia di puntare su First Solar, definito “un beneficiario significativo di qualsiasi politica commerciale che protegga le catene di approvvigionamento statunitensi e che fornisca agli sviluppatori ulteriori incentivi per acquistare prodotti nazionali".
Qualche settimana fa, i produttori nazionali di energia solare hanno presentato una nuova petizione sui dazi antidumping e compensativi (Anti-Dumping and Countervailing Duties petition) sostenendo la presenza di pratiche di dumping su celle di silicio cristallino importate da Cambogia, Malesia, Tailandia e Vietnam. “Ci attendiamo una crescita delle prenotazioni ed un miglioramento dei prezzi” nel caso in cui la petizione verrà accettata dal Dipartimento del Commercio e dalla Commissione per il commercio internazionale. Anche sulle azioni First Solar il giudizio è “sovrappesare” con target a 248 dollari, pari ad un upside potenziale di 37,5 punti percentuali.