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Riserva strategica Bitcoin USA: ecco come sarà

05 mar 2025 - 15:45

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la creazione di una riserva strategica di Bitcoin. Vediamo come sarà, i vantaggi e i rischi che apporta

All'inizio di marzo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fornito qualche dettaglio su come sarà la riserva strategica di Bitcoin e di altre criptovalute. In un post sulla sua piattaforma Truth Social, l'inquilino della Casa Bianca ha scritto che tale riserva "eleverà questo settore critico dopo anni di attacchi da parte dell’amministrazione Biden". E quindi farà in modo che gli USA "siano la capitale mondiale delle criptovalute".
 
 

Un concetto ribadito più volte durante la campagna elettorale dello scorso anno e che ha trovato una prima concretezza a gennaio con un ordine esecutivo con il quale veniva creato un gruppo di lavoro proprio per esplorare la possibilità di una riserva strategica. Finora comunque ci sono state molte domande su come questa verrà costituita. Soprattutto sulle modalità attraverso le quali il governo troverà i fondi per finanziarla. In questa guida vedremo tutto quello che c'è da sapere sull'argomento.
 
 

Riserva strategica Bitcoin USA: cos'è e come funziona

Prima di tutto, occorre avere ben chiaro il concetto di cosa sia realmente una riserva strategica. Si tratta di un fondo che viene costituito da un governo per essere rilasciato nei momenti di crisi o in casi particolari attinenti all'approvvigionamento. Gli Stati Uniti hanno creato nel 1975, ad esempio, la Strategic Petroleum Reserve, ovvero la più grande riserva strategica di petrolio del mondo, dopo il primo shock energetico di quegli anni e utilizzata in situazioni di emergenza.
 
Altri Paesi hanno costituito riserve per beni considerati strategici per la propria economia. Un caso è quello della Cina, che ha riserve di metalli, cereali e altri prodotti agricoli a base di carne suina. Mentre il Canada detiene una riserva di sciroppo d'acero.
 
 

Le criptovalute incluse

Trump aveva dichiarato di voler costituire una riserva strategica di Bitcoin, in maniera simile a come ha fatto con il petrolio e a come le Banche centrali fanno con l'oro. Tra l'altro, ha detto che intende focalizzare negli Stati Uniti il mining di tutti i Bitcoin rimasti da estrarre. In realtà, ora ha annunciato che altre monete virtuali faranno parte della riserva, ovvero Ethereum, XRP, Solana e Cardano. Tuttavia, Bitcoin ed Ethereum rappresenteranno "il cuore della riserva", ha sottolineato. Il motivo per cui altri token sono stati inseriti nella lista non è stato spiegato dal tycoon.
 
 

Caratteristiche e funzionamento

C'è molta curiosità per vedere quale metodo sarà utilizzato per la costituzione della riserva strategica, ma ancora non c'è molta chiarezza. Il gruppo di lavoro è stato incaricato per trovarne uno, soprattutto per verificare che ci siano le possibilità di farlo. Al momento, il Dipartimento di Giustizia detiene circa 198.109 Bitcoin, per un valore che si aggira intorno ai 16 miliardi di dollari ai prezzi di mercato di circa 80.000 dollari del giorno in cui Trump ha scritto il post sul suo social network. Queste monete derivano dai sequestri per contrastare le attività criminali.
 
Il punto è come sarà il processo legale di trasferimento al di fuori del Dipartimento. Non si sa al momento se il governo utilizzerà quelle monete oppure ne acquisterà altre. A luglio scorso è stato presentato un disegno di legge dalla senatrice repubblicana Cynthia Lummis che prevede l'acquisto di 200 mila Bitcoin all'anno per cinque anni fino al raggiungimento di un milione esatto di monete. Questo equivarrebbe a una quota del 5% dell'offerta totale dell'asset digitale, pari a circa 21 milioni di unità. 
 
 

Riserva strategica Bitcoin USA: come verrebbe finanziata

Sul finanziamento della riserva strategica è buio pesto. Le ipotesi sono fondamentalmente tre, ognuna delle quali lascia spazio a dubbi e critiche. Quella di utilizzare il denaro dei contribuenti rappresenta un opzione poco gradita a buona parte del Congresso, ed in particolare a quei repubblicani che si sono battuti per l'abbattimento della pressione fiscale.
 
Una seconda ipotesi è di fare una transazione a debito. Una mossa di tale natura rischierebbe però di sollevare una montagna di polemiche, dal momento che il problema dell'elevato indebitamento degli Stati Uniti - 36.000 miliardi di dollari - è molto discusso nel Paese.
 
La terza via potrebbe essere quella di utilizzare semplicemente le monete sequestrate. In tal caso, però, ci sarebbe uno spostamento di fondi da una parte all'altra, ma di fatto ciò non apporterebbe alcun vantaggio sostanziale a Bitcoin in termini di aumento della domanda e dei prezzi.
 
 

Vantaggi e svantaggi

Ma perché Trump vuole creare una riserva strategica su Bitcoin e criptovalute? In altri termini, quali vantaggi porta un'operazione di tale portata?
 
Secondo il leader repubblicano, in questo modo gli Stati Uniti domineranno il mercato globale degli asset digitali, fornendo una dimostrazione di forza dal punto di vista tecnologico di fronte alla crescente concorrenza cinese.
 
Alcuni sostengono che, vista la tendenza ad apprezzarsi di Bitcoin, nel lungo periodo gli USA potrebbero ridurre il deficit senza aumentare le tasse. Tra coloro che portano avanti questa idea vi è Lummis, la fautrice del disegno di legge che giace in parlamento, secondo cui il debito americano potrebbe dimezzarsi nell'arco di 20 anni. Questo significa anche una protezione dall'inflazione e del dollaro statunitense, sottolinea la parlamentare. 
 
Sulla sponda opposta si agitano gli scettici, che evidenziano alcuni rischi. Uno è che Bitcoin non ha alcun valore intrinseco, a differenza di materie prime come oro e petrolio che sono cruciali per il funzionamento dell'economia statunitense. A loro avviso, Bitcoin è un asset troppo giovane per dare garanzia di crescita futura.
 
Un altro rischio è legato alla volatilità delle criptovalute, il che potrebbe determinare una riduzione del valore della riserva a scapito dei contribuenti americani. In questo contesto, un acquisto o una vendita importante da parte del governo potrebbero impattare in maniera sproporzionata sul prezzo.
 
Infine, i portafogli crittografici rimangono ancora vulnerabili agli attacchi informatici e questo rappresenta un pericolo che non si può trascurare.
 
 
 
 
 

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