Richemont ha registrato un balzo del 10% delle vendite nel terzo trimestre fiscale del 2024, superando le aspettative degli analisti. È quanto ha comunicato il gruppo svizzero del lusso, fornendo un segnale incoraggiante in vista della stagione delle trimestrali. Nell'ultimo quarto dello scorso anno, Richemont ha raggiunto un fatturato di 6,2 miliardi di dollari, ben oltre le attese degli analisti che si aspettavano appena un aumento dell'1% su base annua.
In particolare, i ricavi derivanti dai gioielli, core business dell'azienda, sono saliti del 14% anno su anno, mostrando un trimestre in grande spolvero per le quattro "maison" Buccellati, Cartier, Van Cleef & Arpels e Vhernier.
Il gruppo ha descritto il dato trimestrale sui ricavi complessivi "il più alto di sempre". Le vendite segnano una crescita a due cifre in tutte le regioni, eccezion fatta per l'area Asia Pacifico, condizionata da un crollo del 18% nel territorio occupato da Cina continentale, Hong Kong e Macao. Un tempo un fattore chiave della domanda dei beni di lusso, il Dragone da alcuni anni ha visto un calo preoccupante per effetto della pandemia, da cui fa fatica a riprendersi.
In Europa, le vendite sono aumentate del 19%, grazie alla crescita della domanda interna e della spesa turistica, in particolare da parte dei residenti in Nord America e Medio Oriente. Il tasso di crescita nelle Americhe ha visto un balzo del 22%, mentre la spesa dei turisti ha comportato un aumento delle entrate del 19% in Giappone e del 20% in Medio Oriente e Africa.
"La stagione dei rapporti sui beni di lusso inizia in bellezza", ha affermato Luca Solca, analista di Bernstein. "Lo consideriamo un segnale incoraggiante e una conferma, come anticipato dal mercato nelle ultime settimane, che il 3Q24 potrebbe essere stato un minimo", ha aggiunto riferendosi al trimestre conclusosi a settembre.
Richemont: dalla Cina agli Stati Uniti?
Il periodo natalizio di dicembre è stato probabilmente decisivo nei numeri trimestrali del colosso svizzero per compensare la debolezza del mercato cinese, ma ciò non toglie che i dati di Richemont fanno allungare lo sguardo Oltreoceano per osservare quanto accade negli Stati Uniti.
Secondo gli analisti, ora i giganti del lusso cercheranno di convincere gli acquirenti americani, contando sull'economia robusta del Paese e sullo slancio del mercato azionario. Gli americani ricchi potrebbero avere le tasche più profonde con un dollaro forte che fa aumentare il potere d'acquisto. Ciò sarebbe avvalorato da un contesto in cui il neo presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump, attuasse la promessa di imporre
dazi generalizzati che finirebbero per rafforzare la moneta nazionale.
Alcuni segnali sono molto indicativi. Secondo i dati forniti da Citigroup, nel mese di dicembre la spesa con carta di credito degli americani per i marchi di lusso è diventata positiva per la prima volta in oltre due anni, registrando un aumento dell'1% anno su anno. Questo potrebbe significare una svolta, dopo che il mercato globale del lusso ha combattuto con i tassi di vendita più bassi degli ultimi anni.
La sensazione generale è che il settore non possa fare più affidamento prevalentemente ai consumi della Cina, ancora alle prese con una dilaniante crisi immobiliare e legata all'incertezza se gli stimoli monetari e fiscali di Pechino riusciranno nel breve a risollevare un'economia in crisi. "Non c'è una ripresa significativa e sostenibile della domanda in Cina", hanno sottolineato gli analisti di Barclays.