Nel 2022 le azioni Netflix hanno perso quasi 50 punti percentuali, quasi il triplo rispetto al -17% messo a segno dall'indice S&P 500. A giocare contro il gigante dello streaming sono stati vari fattori.
Nonostante il recupero nel terzo trimestre e le prospettive positive, il titolo è stato penalizzato in primo luogo dalla perdita di abbonati nei primi due trimestri del 2022.
In seconda battuta, l'offerta di contenuti in streaming è cresciuta in termini quantitativi e qualitativi, ed alcuni colossi come Walt Disney hanno alzato l'asticella del palinsesto puntando sulla pubblicità.
E proprio la pubblicità è stato un altro elemento che ha messo in difficoltà le azioni Netflix, visto che ha colpito tutta l'industria dei media, di internet e della comunicazione che si basa sugli annunci. L'inflazione e il timore di una recessione hanno portato gli inserzionisti a tagliare i budget di spesa pubblicitari e una società come Netflix deve moltiplicare gli sforzi per attrarre quante più aziende possibili con iniziative che a loro volta attirano maggiore pubblico.
Netflix: perché comprare le azioni e i rischi
Gli analisti, tuttavia, credono che nel 2023 le azioni Netflix potranno recuperare velocemente il terreno perduto. Su 45 analisti che coprono il titolo, 21 hanno un rating "Buy", mentre tre mesi fa a consigliare gli acquisti erano solo 15. La chiave di volta sembra essere la pubblicità.
Tra coloro che si sono espressi con valutazione positiva vi è Steven Cahall di Wells Fargo, secondo cui il servizio basato sulla pubblicità proposto dall'azienda consentirà un aumento del numero di abbonati di circa 23 milioni a 279 milioni entro il 2025, rispetto ai 256 milioni precedentemente previsti.
Dello stesso avviso risulta Jessica Ehrlich, analista di Bank of America, che sottolinea come l'offerta pubblicitaria si rivolgerà alla fascia di età Gen-Z, che generalmente ha meno reddito disponibile. Mentre Doug Anmuth, analista di JP Morgan, mostra come i download globali dell'app di Netflix siano migliorati dopo il lancio da parte dell'azienda del servizio basato sulla pubblicità.
Questa nuova strategia non è priva di rischi:
- anche se tale servizio è più economico, è ancora prematuro dire che porterà maggiori entrate, visto che l'inflazione ancora troppo alta rappresenta un a minaccia per i consumi;
- gli utenti che attualmente pagano l'abbonamento da 16 a 20 dollari al mese, potrebbero decidere di passare al prodotto più economico che ottiene entrate dalla pubblicità. Alla fine si potrebbe determinare una situazione in cui gli introiti derivanti dalle inserzioni e dai nuovi ingressi in abbonamento non riescono a compensare il calo delle entrate derivante dal passaggio ai piani di abbonamento più economici.