Intesa Sanpaolo è una delle banche quotate alla
Borsa di Milano che presta maggiore attenzione alla remunerazione degli azionisti, forte anche degli ottimi risultati conseguiti in particolare negli ultimi 15 anni. Infatti dal 2009, a seguito della grande crisi, l'istituto di credito torinese ha quasi sempre pagato i dividendi, e con riferimento all'ultimo esercizio ha stabilito un
payout del 70%.
I dividendi in genere sono un aspetto dell'investimento molto apprezzato dagli azionisti, in quanto indice di buona salute dell'azienda. Su questo punto tuttavia c'è molto da discutere, perché non sempre è così. A volte le società che pagano cedole molto alte lo fanno per attirare gli investitori al fine di far aumentare il valore delle proprie azioni, magari per mascherare una situazione di difficoltà. Non è il caso di Intesa Sanpaolo, oggi la prima banca italiana e tra le più solide in Europa.
La scelta del management dell'azienda guidata da Carlo Messina di restituire agli azionisti gran parte della liquidità maturata deriva dal fatto che si ritiene di sfruttare al meglio il surplus di cassa maturato, mantenendo allo stesso tempo sotto controllo la situazione finanziaria della banca. Lo stesso Messina ha ricordato, in occasione della presentazione dell'ultimo bilancio annuale, come ci debba essere un "giusto equilibrio di cassa", con ulteriori distribuzioni da fare solo se c'è più capitale. In tale contesto, Intesa Sanpaolo frena sui buyback, nel senso che non rientrano nella distribuzione ordinaria come i dividendi.
Intesa Sanpaolo: i dividendi negli ultimi 10 anni
Come accennato, Intesa ha distribuito ininterrottamente le cedole dal 2009, con l'unica eccezione del 2020 per l'esercizio 2019. La ragione è stata per raccogliere l'invito della Banca centrale europea di sospendere i pagamenti a causa della crisi pandemica che aveva pesantemente colpito l'economia e rischiava di riflettersi pericolosamente sul sistema finanziario. L'interruzione ha determinato anche un cambiamento nella periodicità del pagamento.
Fino al 2019 il regolamento avveniva in un'unica soluzione, solitamente nel mese di maggio; dal 2021 il pagamento è stato effettuato in due tranche: una in acconto normalmente a novembre e una a saldo a maggio. Ecco una tabella che illustra negli ultimi 10 anni come sono stati distribuiti i dividendi, evidenziando l'entità per ogni azione posseduta, il tasso di crescita e il rendimento.
Anno |
Importo |
Tasso di crescita |
Rendimento |
|
|
|
|
2024 |
0,29 |
81,25% |
8,27% |
2023 |
0,16 |
6,67% |
6,83% |
2022 |
0,15 |
7,14% |
10,80% |
2021 |
0,14 |
- |
4,18% |
2020 |
0 |
-100% |
- |
2019 |
0,20 |
0% |
9,08% |
2018 |
0,20 |
11,11% |
6,77% |
2017 |
0,18 |
28,57% |
6,36% |
2016 |
0,14 |
100% |
6,05% |
2015 |
0,07 |
40% |
2,11% |
Dai numeri si può vedere come la crescita dei dividendi sia stata altalenante nel tempo in base della situazione del periodo. Nel decennio, in totale la banca ha distribuito 1,43 euro per azione sotto forma di dividendo. Questo si aggiunge a una plusvalenza da capital gain di 1,09 euro dal 1° gennaio 2015 al 22 maggio 2024, data in cui è stata corrisposta l'ultima cedola. Quindi, un soggetto che avesse investito all'inizio in 1.000 azioni Intesa Sanpaolo all'inizio del periodo considerato, oggi avrebbe guadagnato:
1,43 * 1.000 = 1.430 euro come dividendo
1,09 * 1.000 = 1.090 euro come capital gain
per un totale di 2.520 euro. Considerando che l'investimento complessivo sarebbe stato di 1.000 * 2,45 euro (prezzo delle azioni Intesa Sanpaolo all'apertura di gennaio 2015) = 2.450 euro, l'operazione avrebbe avuto un ritorno del 102,86%.