Golden Goose: storia della matricola (mancata) di Borsa | Investire.biz

Golden Goose: storia della matricola (mancata) di Borsa

20 giu 2024 - 16:00

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Salta l'esordio a Piazza Affari di Golden Goose, la società italiana degli sneakers di lusso. Ripercorriamo la storia dell'azienda veneziana dagli esordi a oggi

Venerdì 21 giugno Golden Goose avrebbe dovuto debuttare alla Borsa di Milano, dopo quella che è stata la più grande offerta pubblica iniziale italiana dal maggio 2023, quando si è quotata Lottomatica S.p.A. La quotazione nei mercati azionari è stata accompagnata da grande clamore, sia perché potrebbe risvegliare il mercato delle IPO, sia perché in questo periodo il settore del lusso sta attraversando un momento delicato a causa del calo dei consumi, sia ancora in quanto le Borse in Europa sono sotto pressione per effetto dell'incertezza politica derivante dalle ultime elezioni europee.
 
Proprio alla luce di questi motivi, però, la società ha deciso di rinviare l'esordio a Piazza Affari. "L'attuale contesto di mercato non è l'ambiente giusto per rendere pubblica la società", ha affermato l'azienda in un comunicato. In questo testo ripercorriamo la storia di Golden Goose, mettendo in risalto le tappe principali, dalla nascita dell'azienda a quando è arrivata la decisione di diventare pubblica.
 
 

Golden Goose: origini e sviluppo

Golden Goose è un'azienda che opera nel settore degli sneakers di lusso, ossia un tipo di scarpa molto simile a una da ginnastica, con suola di gomma, indossata soprattutto per il tempo libero. Il termine Golden Goose è tradotto come "gallina dalle uova d'oro", per indicare come l'azienda si muova nell'ambiente dell'alta moda.
 
La società è stata fondata nel 2000 a Venezia dagli skater Francesca Rinaldo e Alessandro Gallo, che producono una scarpa artigianale facendo riferimento alla California e dando un tocco di vintage. Rifacendosi allo stile dei due giovani imprenditori, gli sneakers sono cuciti, adornati e rifiniti con dettagli del tutto originali e accattivanti. Tutto viene lavorato in maniera artigianale rappresentando un prodotto rigorosamente made in Italy. La spiccata personalizzazione del design fornisce al cliente un forte senso di unicità e allo stesso tempo di imperfezione.
 
Facendo leva sullo stile inconfondibile, le vendite delle scarpe hanno ottenuto una crescita considerevole nei primi anni, ma il vero cambio di marcia si è avuto nel 2007, quando il fatturato ha fatto un salto di 13 volte passando da circa 20 milioni di euro degli esordi a 260 milioni di euro. Nel 2021, dopo un calo dovuto alla pandemia, le vendite hanno realizzato introiti per 386 milioni di euro. Lo scorso anno l'azienda ha registrato ricavi per 587 milioni di euro, ma l'amministratore delegato Silvio Campara si è posto come obiettivo quello di superare la cifra di 1 miliardo di euro entro il 2029.
 
Nel frattempo il brand non solo è diventato un marchio di prodotti casual, ma un vero e proprio lifestyle. L'azienda conta oltre 170 negozi in tutto il mondo, 18 piattaforme digitali e più di 350 dipendenti. Negli anni Golden Goose si è allargata sempre più negli Stati Uniti. Nel 2013 il mercato italiano valeva l'89% delle entrate totali del gruppo, ora invece occupa solo l'8%, con gli USA che rappresentano il 42%. La sfida di sfondare in America è sempre quantomai impegnativa per un'azienda italiana, ma Golden Goose l'ha raccolta e vinta. Il marchio è presente comunque in Europa, in Asia, in Medio Oriente e nelle Americhe.
 
 

Golden Goose: azionisti e partecipate

Sulla "gallina dalle uova d'oro" hanno messo da subito le mani le grandi società di private equity. Prima Style Capital, poi Ergon Capital, per arrivare a Carlyle e Permira. Tutti hanno avuto il controllo del gruppo veneziano. Ma è con l'acquisizione di Permira nel 2020 per 1,3 miliardi di dollari dopo tre anni di dominio da parte di Carlyle che è stato fatto il grande salto di qualità. Permira ha contribuito in maniera fondamentale al marketing dell'azienda, dando un grande supporto finanziario, oltre che la convinzione di poter entrare in giochi negoziali complessi.
 
Con la capacità manageriale del CEO Silvio Campara - bocconiano e secondo azionista della società -, Permira ha rafforzato il business tramite l'acquisizione del principale fornitore di sneaker, Italian Fashion Team, nonchè del calzaturificio pugliese IFT nel 2022, e del fornitore delle sue scarpe Sirio nel 2023. Grazie a queste operazioni, l'azienda si è integrata verticalmente attraverso il controllo della filiera, internalizzando il 50% della produzione di calzature. 
 

La quotazione in Borsa

Nell'autunno del 2023 la società ha annunciato la volontà di quotarsi a Piazza Affari e in questi giorni erano stati comunicati i dettagli per il debutto, prima del dietrofront fissato per venerdì 21 giugno. Il prezzo IPO fissato dai book runner dopo aver raccolto le manifestazioni di interesse era di 9,75 euro per azione e si collocava nella parte bassa della forchetta comunicata (9,50 - 10,50) con l'inizio del collocamento.
 
Golden Goose doveva mettere in vendita una quantità complessiva di 61,1 milioni di azioni, per una raccolta di 595,7 milioni di euro. Di queste azioni, 10,5 milioni avrebbero dovuto essere di nuova emissione, quindi con un aumento di capitale. Il controvalore delle nuove azioni risultava di 100 milioni di euro e i titoli avrebbere dovuto essere acquisiti dall'investitore fondamentale Invesco Advisor.
 
Permira invece avrebbe offerto 43,62 milioni di azioni che ha in portafoglio, a cui si aggiunge il 15% dell'opzione di over-allotment a favore di JPMorgan Chase che avrebbe agito come global coordinator e stabilizzatore del prezzo. In sostanza, il flottante sarebbe risultato del 30%. Con la quotazione in Borsa, Golden Goose avrebbe avuto una valutazione di 1,7 miliardi di euro.
 
I proventi avrebbero dovuto essere utilizzati per abbattere il debito aziendale, che alla fine dell'IPO sarebbe stato pro-forma di 433 milioni di euro post-IFRS (gli standard di reporting finanziario internazionale) e di 264 milioni pre-IFRS.
 
 

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