Elon Musk è stato al fianco di Donald Trump nella campagna elettorale per l'elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti. Dal 13 luglio - giorno in cui il leader repubblicano è stato colpito all'orecchio in un attentato durante un comizio in Pennsylvania- l'uomo più ricco del mondo ha deciso di schierarsi con Trump contribuendo alla causa con una
donazione di 119 milioni di dollari.
L'Amministratore delegato di Tesla, SpaceX, Neuralink e xAI, nonché capo di X, è stato molto importante per il trionfo del tycoon che, dopo il ritiro di Joe Biden alla corsa alle presidenziali e l'avvento di Kamala Harris, ha accusato qualche difficoltà.
Le idee politiche di Musk e il legame personale con Trump hanno preso il sopravvento, perché in fondo il capo dei repubblicani non parteggia per le auto elettriche e vuole eliminare tutti i sussidi e le agevolazioni fiscali che l'amministrazione Biden ha concesso al settore.
Elon Musk: ecco i vantaggi dall'amministrazione Trump
Considerare le appartenenze politiche e le questioni affettive le sole ragioni che hanno condotto un soggetto così importante a prendere una posizione così accorata nelle più importanti elezioni del mondo, sarebbe forse un po' riduttivo. C'è di più nelle scelte di campo di Elon Musk. Il tornaconto cioè sta nel fatto che alla fine le sue aziende ci guadagnerebbero con Trump alla presidenza degli Stati Uniti piuttosto che se ci fosse un esponente dei democratici. Questo va al di là dei rapporti non proprio amichevoli tra l'amministrazione Biden e l'enfant prodige, culminata nel mancato invito a Tesla al vertice sui veicoli elettrici dell'agosto 2021 alla Casa Bianca.
Musk sa bene che la concorrenza sfrenata nel settore delle auto a batteria è arrivata a un punto che c'è meno polpa per tutti, con i margini che si sono drammaticamente ridotti. La partita quindi si gioca sul terreno della guida autonoma. In questo Tesla sta incontrando parecchi ostacoli regolamentari. L'obiettivo principale di Musk è quello di convincere la National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) degli Stati Uniti a sospendere potenziali azioni esecutive che coinvolgono la sicurezza degli Autopilot o dei Full Self-Driving, gli attuali sistemi di assistenza alla guida di Tesla. In altri termini, Musk ambisce a una regolamentazione favorevole dei robotaxi che l'azienda ha in programma.
L'amministrazione Biden si è mostrata su questo punto estremamente rigorosa; Musk spera che con Trump la musica cambi. Il mese scorso l'imprenditore ha affermato che prevede un'auto senza conducente in California e Texas entro il prossimo anno e di iniziare la produzione del Cybercab completamente autonomo senza volante e pedali nel 2026. Per fare questo ha bisogno di una NHTSA più flessibile, dal momento che non ci sono norme nazionali che disciplinano le modalità attraverso cui la guida autonoma possa essere esercitata.
Discorso del tutto simile riguardo le altre aziende di Musk, come SpaceX e Neuralink. Per la società di razzi lanciati in orbita, Musk ha obiettivi ben precisi e in futuro vorrebbe far arrivare l'uomo su Marte. Il traguardo però può essere raggiunto solo con una regolamentazione che lo liberi da lacci e lacciuoli.
L'amministrazione Trump magari spingerà per un atteggiamento più morbido sul tema sicurezza, garantendo una supervisione meno opprimente. Non mancherebbero ovviamente i disappunti su un approccio normativo lassista in un settore molto pericoloso come la costruzione di razzi.
La startup di impianti cerebrali Neuralink è rimasta a lungo impantanata nel processo di approvazione della Food and Drug Administration degli Stati Uniti, il che rallenta la possibilità di impiantare un dispositivo negli esseri umani per migliorarne le capacità cognitive. Musk si è lamentato dei tempi biblici della FDA e spera che Trump tagli alcune delle autorizzazioni relative alla sicurezza nel processo approvativo. Anzi, se dovesse ricoprire un ruolo governativo per migliorare l'efficienza, come gli ha proposto Trump, Musk potrebbe licenziare alcuni funzionari dell'agenzia.