Commerzbank in questo periodo ha catturato le luci della ribalta con il tentativo del colosso italiano
UniCredit di impadronirsi della banca rivale. L'istituto di credito guidato da Andrea Orcel ha acquisito una quota del 9% del capitale sociale, che salirà al 21% se la Banca Centrale Europea darà il via libera per oltrepassare quella soglia del 10% che richiede l'autorizzazione regolamentare per le banche dell'Unione europea. Se il piano di UniCredit sarà portato a termine, Commerzbank perderà la proprietà tedesca dopo 150 anni di vita. Ripercorriamo quindi la storia della seconda banca di Germania dalle origini fino ai giorni nostri.
Commerzbank: la nascita e l'espansionismo
L'origine di Commerzbank risale al 1874, quando alcuni banchieri privati di Amburgo fondarono la banca dandole il nome di Commerz-und Disconto-Bank, ossia Banca Commerciale di Sconto. La sua espansione avvenne negli anni '20 del XX secolo allorché acquisì oltre 50 banche locali e venne ridenominata Commerz-und Privat-Bank. La grande crisi del '29 però mise in ginocchio l'economia mondiale e destabilizzò tutto il sistema finanziario. Molte banche tedesche si trovarono in grande difficoltà e il governo della Repubblica di Weimer mise in piedi un piano di salvataggio che si concretizzò nella fusione avvenuta nel 1932 tra Commerzbank e Barmer Bankverein. La banca deliberò un aumento di capitale, grazie al quale lo Stato acquisì il controllo insieme alla Reichsbank. Il pacchetto del governo però fu ceduto nel 1937 e l'istituto finanziario tedesco divenne nuovamente privato.
Durante la seconda guerra mondiale, Commerzbank aprì una serie di filiali nei Paesi occupati dalla Germania nazista come Paesi Bassi, Belgio, Estonia e Lettonia. Terminato il conflitto, la Commerzbank fu articolata in nove banche regionali: la Bankverein Westdeutschland a Düsseldorf, la Hansa-Bank ad Amburgo, la Merkur-Bank a Hannover, la Holsten-Bank a Kiel, la Mittelrheinische Bank a Magonza, la Mitteldeutsche Creditbank a Francoforte, il Bankverein für Württemberg-Baden a Stoccarda, la Bayerische Disconto-Bank a Norimberga e la Bremer Handels-Bank a Brema.
Nel 1952 arrivò però la Großbankengesetz, ovvero la legge sulle grandi banche, che accorpò le nove banche in tre: il Bankverein Westdeutschland di Düsseldorf, la Commerz-und Disconto-Bank di Amburgo e la Commerz-und Credit-Bank di Francoforte. Sei anni più tardi, avvenne la fusione tra i tre istituti che diede vita alla nuova Commerzbank con sede a Düsseldorf.
A cavallo tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 ci fu l'espansionismo internazionale di Commerzbank. Intanto ci fu l'apertura della Commerzbank International S.A. di Lussemburgo. In secondo luogo si creò il gruppo Europartners, di cui erano membri la Commerzbank, il Crédit Lyonnais, il Banco di Roma e in seguito il Banco Hispano Americano. Infine arrivò l'apertura di un ufficio a New York. La cooperazione del gruppo Europartners terminò nel 1992. Due anni prima Commerzbank aveva trasferito la sua sede a Francoforte.
Commerzbank: la grande crisi e il salvataggio di Stato
La tempesta finanziaria del 2008 che ha travolto l'economia e il sistema bancario mondiali si è rivelata fatale per quella che era diventata la seconda banca di Germania. La crisi ha imposto allo Stato di intervenire con la creazione di Soffin, il fondo straordinario federale per la stabilizzazione dei mercati finanziari. Tra il 2008 e il 2009, Commerzbank ha ricevuto iniezioni di capitale per 18,2 miliardi di euro complessivi, che in gran parte la banca ha restituito negli anni.
Inizialmente la partecipazione nel capitale di Commerzbank da parte dello Stato ammontava al 25%. Dopo averla rimessa in sesto e resa profittevole, il governo è uscito gradualmente attraverso la privatizzazione. Nel 2011 la maggior parte dei fondi erano stati restituiti e nel 2013 la partecipazione del Soffin è scesa al 17,15%. L'ultima cessione è avvenuta nel mese di settembre 2024 attraverso la procedura dell'accelerated bookbuilding e la quota si è ridotta al 12%.
Durante tutto questo periodo, Commerzbank ha realizzato una serie di programmi di ristrutturazione di quattro anni per raggiungere gli obiettivi di redditività: i primi due, nel 2009 e nel 2012, falliti; gli altri, nel 2016 e nel 2019, andati in porto.
Commerzbank: la fusione mancata con Deutsche Bank
I problemi di scarsa redditività e dei crediti in sofferenza nel 2019 hanno indotto le due maggiori banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, a una serrata trattativa per attuare un piano di fusione. Se fosse andato in porto, il progetto avrebbe creato un polo bancario da 2.000 miliardi di euro di asset, con 2.500 filiali, depositi per 845 miliardi di euro e 141 mila dipendenti. In Europa sarebbe stato secondo solo al colosso francese BNP Paribas.
L'idea di fondo era che mettendosi insieme, le due banche avrebbero creato un sostegno reciproco attraverso una serie di sinergie. Il governo appoggiava un'operazione di questa portata e nel marzo del 2019 il ministro delle finanze tedesco e attuale cancelliere Olaf Scholz dava l'accordo per cosa fatta. Cosa è andato storto? Gli azionisti delle due banche non erano d'accordo. A loro avviso, una fusione avrebbe comportato un aumento di capitale per almeno 10 miliardi di euro, la possibile chiusura di molte filiali e il licenziamento di circa 30 mila lavoratori.
La scalata di UniCredit
Dopo aver ristrutturato e reso profittevole Commerzbank a seguito del salvataggio post-2008, il governo ha delineato un piano di uscita dal capitale rimanente nella banca. Il 10 settembre 2024 ha organizzato il collocamento del 4,5% attraverso la procedura dell'accelerated bookbuilding. Non aveva fatto però i conti con un imprevisto: la quota è stata fagocitata da UniCredit, che ha aggiunto un altro 4,5% rastrellato sul mercato salendo così al 9%.
La mossa a sorpresa della banca italiana ha messo in subbuglio l'intera banca, ma soprattutto ha seminato il panico nelle istituzioni tedesche. Queste temono che una scalata possa mettere a repentaglio il business della banca rivolto alle piccole e medie imprese tedesche e i posti di lavoro. La banca guidata da Andrea Orcel non ha fatto mistero circa le sue reali intenzioni e ha chiesto l'autorizzazione alla BCE di superare la soglia del 10%, arrivando a prenotare un altro 11,5% di Commerzbank.
La situazione dell'azionariato della banca tedesca vede ora UniCredit potenziale primo azionista con il 21%, che scavalcherebbe così il governo tedesco detentore di un pacchetto del 12%. L'unico vero piano di difesa della Germania per ora è quello di annunciare che non venderà la quota rimanente, ma questo difficilmente potrà impedire a UniCredit di accumulare le quote necessarie per il controllo di Commerzbank attraverso altre vie.