I prezzi del petrolio non decollano. Nonostante il taglio a sorpresa dell'offerta da parte dell'Arabia Saudita nella riunione dell'
OPEC+ del 4 giugno, le quotazioni rimangono bloccate nell'intervallo 71-78 dollari per il Brent e 68-75 dollari per il benchmark statunitense, il WTI. Il più grande produttore ed esportatore di petrolio del mondo ha annunciato che ridurrà l'output di 1 milione di barili al giorno a partire da luglio, mentre gli altri Paesi del cartello hanno deciso di estendere fino al 2024 i tagli concordati in precedenza per il 2023.
Questa mossa ha acceso le quotazioni del greggio per qualche giorno, ma poi tutto è ritornato alla normalità. Stretto nella morsa della recessione globale e le ansie per l'economia cinese che non si sta risollevando come nelle aspettative dopo la riapertura delle attività post-Covid, il petrolio sembrerebbe aver aver perso la forza di ripartire. A fare da sfondo vi è naturalmente il price cap stabilito dell'Occidente a 60 dollari al barile per le società che commerciano con i prodottori russi.
Petrolio: ecco le azioni da comprare
Gli attuali prezzi del petrolio possono offrire guadagni ai produttori, ma non nella stessa misura dello scorso anno. Tuttavia, il calo dell'inflazione negli Stati Uniti è una buona notizia per i produttori locali. Infatti, questi dovranno spendere meno per le trivellazioni, in quanto i prezzi dei tubi utilizzati nella produzione e del trasporto del petrolio sono scesi di più del 20% nell'ultimo anno. Allo stesso tempo, i costi dei vari servizi petroliferi hanno avuto un calo cospicuo e quelli dei macchinari per il fracking e della sabbia sono destinati a scendere via via che ne aumenta la disponibilità.
Tutto questo potrà impattare positivamente sulle aziende, a patto che i contratti di rinnovino presto. Fatte queste premesse, Scott Gruber, analista di Citigroup, ha individuato due produttori che potrebbero beneficiare dell'attuale scenario: Devon Energy e Marathon Oil. La maggior parte dei loro contratti di perforazione si rinnova nella seconda parte del 2023 e pertanto le aziende dovrebbe usufruire di costi di input più bassi.
Probabilmente i prezzi più bassi del 40% del petrolio rispetto al picco della scorsa estate implicheranno un calo delle entrate, ma i margini di profitto potrebbero addirittura crescere. Ad esempio, secondo gli analisti, le vendite di Devon scenderanno del 18% su base annua nel 2023 e del 9% nel 2024, ma le stime per l'Ebitda indicano una crescita del 51% quest'anno e del 59% nel 2024.
All'interno di un comparto energetico che quest'anno è risultato il peggiore tra gli 11 settori dell'indice S&P 500, da inizio 2023 le azioni Devon Energy sono scese di circa il 19% mentre il titolo Marathon Oil è scivolato di circa l'11%.