La settimana è cominciata nel peggiore dei modi per i mercati azionari, con le Borse asiatiche travolte da una valanga di vendite. Tokyo ha chiuso la seduta di oggi con un passivo del 7,68%, mentre l'indice Hang Seng di Hong Kong è sprofondato addirittura di 13,74 punti percentuali. Fa paura la caduta della tecnologia a Taiwan, settore chiave per l'economia mondiale. Il benchmark azionario taiwanese, ad alto contenuto tech, è scivolato del 9,8%. Si tratta del crollo massimo mai registrato e ora l'indice è sulla buona strada per entrare in un mercato ribassista.
Le Borse europee seguono a ruota all'apertura delle contrattazioni, con
Piazza Affari che perde circa 7 punti percentuali, così come il
DAX a Francoforte. Un sell-off così violento fa tornare alla mente i tempi cupi della grande crisi finanziaria del 2008.
Il terremoto innescato dai dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump non dà alcun cenno di ritirata. Anzi, fa ancora più danni dopo che la Cina ha reagito imponendo tariffe del 34% su tutte le importazioni dei prodotti americani e ha applicato svariate restrizioni tra cui quelle sulle terre rare. Ma la maggiore preoccupazione è che Trump non sembra intenzionato a fare passi indietro.
Nel fine settimana ha ribadito che i dazi sono necessari e qualunque accordo con gli altri Paesi non può prescindere dalla situazione della bilancia commerciale degli Stati Uniti. In termini pratici, se un Paese si trova in surplus con gli USA, o compra più prodotti americani per riportare la bilancia in equilibrio o non avrà alcuna speranza di rimozione o al limite un allentamento dei prelievi.
La Cina intanto sta cercando di correre ai ripari. I vertici e gli alti funzionari di tutti gli enti governativi si sono riuniti negli ultimi tre giorni per valutare l'accelerazione di alcune misure di stimolo pianificate già prima delle tariffe di Trump. Secondo i ben informati, i provvedimenti si concentreranno sull'aumento della spesa dei consumatori, del tasso di natalità e dei sussidi per alcune esportazioni. Inoltre, le autorità di regolamentazione hanno anche discusso i dettagli di un fondo di stabilizzazione per sostenere il suo mercato azionario.
A Wall Street, VIX da panico
Intanto a Wall Street, il VIX Cboe, l'indice della volatilità che esprime il livello di paura del mercato, si è impennato nell'ultima settimana al livello più alto dai primi giorni del Covid-19. Si tratta di un "segno di capitolazione", ha affermato Jonathan Kinsky, strategist tecnico di BTIG. "Quando si entra nella zona capitolazione, i mercati spesso si muovono oltre ciò che molti pensano sia probabile o possibile", ha detto, aggiungendo che un ulteriore calo del mercato azionario statunitense "sembra probabile" lunedì.
I futures a Wall Street, in calo di oltre 300 punti base, infatti preannunciano un'altra giornata di passione. L'esperto sottolinea come la media a 200 settimane dell'indice S&P 500 è di circa l'8% al di sotto del minimo di venerdì. Quel livello è molto importante perché negli ultimi 40 anni ha avuto solo "due rotture sostenute", osserva Kinsky (il crollo delle dot-com a inizio millennio e la grande crisi del 2008). "Siamo in un'area di panico", ha aggiunto.
Dello stesso tenore sono le osservazioni di Jun Bei Liu, fondatore dell'hedge fund Ten Cap Pty, secondo cui le vendite in tutti i settori significano che "stiamo assistendo a una vera capitolazione nel mercato azionario". I nervi degli investitori in questo momento sono talmente tesi che è difficile immaginare di poter comprare il ribasso. Per usare un'espressione spesso adoperata durante i crolli dei mercati, sarebbe come afferrare un coltello mentre sta cadendo.
Tuttavia, alcuni osservatori finanziari intravedono delle opportunità dal sell-off in atto sul mercato cinese. "A breve termine, riteniamo che il mercato cinese sarà più resiliente di molti altri mercati e che potrebbero esserci più opportunità che rischi nel medio-lungo termine", ha detto Wei Li, responsabile degli investimenti multi-asset di BNP Paribas Securities (Cina).