Il colosso tecnologico cinese Baidu si prepara a compiere un passo storico nell’arena dell’intelligenza artificiale: il suo modello linguistico generativo Ernie verrà rilasciato in versione open source. Si tratta della mossa più rilevante del settore AI cinese dai tempi dell’uscita di DeepSeek, e potrebbe avere ripercussioni ben oltre i confini nazionali.
Un portavoce di Baidu ha confermato che il rilascio del codice sarà graduale. Per molti osservatori, l’apertura del modello rappresenta una svolta per la Cina e un segnale forte a tutto il settore. “Ogni volta che un laboratorio importante apre un modello, alza l’asticella per l’intero settore”, ha dichiarato Sean Ren, docente alla University of Southern California e ricercatore premiato da Samsung.
Baidu e l’open source: dall’opposizione all’apertura
Il cambio di rotta di Baidu è notevole: il gruppo era finora un forte sostenitore dei modelli proprietari. “Disruptor come DeepSeek hanno dimostrato che i modelli open-source possono essere competitivi quanto quelli proprietari”, ha spiegato Lian Jye Su, analista capo di Omdia.
Secondo molti analisti, questa apertura mette pressione su player come OpenAI e Anthropic, obbligati a giustificare i costi elevati e le API chiuse. “Baidu ha appena lanciato una bomba nel mondo dell’AI”, ha commentato Alec Strasmore, fondatore di Epic Loot. “Finisce il tempo dello champagne a caro prezzo: ora si passa al Kirkland dell’AI”.
Ernie vs DeepSeek: prezzo dimezzato, performance comparabili
Baidu sostiene che il suo modello ERNIE X1 offre prestazioni simili a quelle di DeepSeek R1 ma a metà del prezzo. “La nostra missione è permettere agli sviluppatori di costruire le migliori applicazioni, senza preoccuparsi di costi o limiti tecnici”, aveva detto in aprile il CEO Robin Li.
Questo potrebbe cambiare drasticamente l’equilibrio di mercato, offrendo a sviluppatori e startup accesso a modelli avanzati a costo ridotto. “È una dichiarazione di guerra ai prezzi”, ha detto Strasmore. “Baidu seminerà il mondo di AI made in China.”
Non tutti, però, condividono l’entusiasmo. Cliff Jurkiewicz, VP di Phenom, ha sottolineato i dubbi sulla fiducia nel codice cinese, soprattutto da parte di aziende occidentali. “La trasparenza non basta: non sappiamo se i dati usati per l’addestramento sono stati raccolti con consenso”, ha aggiunto Ren.
Inoltre, l’uso dell’API di Baidu in app globali potrebbe sollevare preoccupazioni geopolitiche. “È come dare alla Cina le chiavi di ogni app su ogni telefono”, ha avvertito Strasmore.
OpenAI e il dilemma dell’open source
Anche negli Stati Uniti cresce la pressione per un’apertura verso l’open source. Sam Altman, CEO di OpenAI, ha dichiarato che l’azienda sta riconsiderando la sua strategia: un modello open source è atteso per l’estate. Tuttavia, permangono divisioni interne sul tema e il rilascio è stato rimandato.
Altman ha ammesso che, pur mantenendo un vantaggio competitivo, OpenAI potrebbe dover cedere parte del suo dominio a favore di un ecosistema più aperto e collaborativo.