La votazione che ha decretato che
Shigeru Ishiba sarà il prossimo primo ministro del Giappone non è piaciuta agli investitori e le azioni giapponesi sono crollate all'inizio della settimana. Il
Nikkei 225 ha chiuso la seduta con un
calo del 4,82%. Nelle elezioni del Partito Liberal Democratico della scorsa settimana, il ministro della Sicurezza economica
Sanae Takaichi è stato sconfitto al ballottaggio - dopo aver vinto al primo turno - da Ishiba, che è
favorevole all'inasprimento monetario della Bank of Japan. Un tasso di interesse più elevato comporta uno yen più forte, mettendo sotto pressione gli esportatori giapponesi e le azioni in Borsa. Takaichi invece è sostenitrice di tassi più bassi e ha chiaramente affermato che non avrebbe sostenuto la politica della Banca del Giappone di aumentare i tassi di interesse per stimolare la crescita economica.
Ci sono anche altre cause che hanno fatto scivolare le azioni giapponesi, come ad esempio i dati macroeconomici contrastanti. Le vendite al dettaglio del mese di agosto in Giappone sono salite del 2,8% su base annua, oltre le stime degli analisti del 2,3% e in aumento rispetto al 2,7% di luglio. Tuttavia, la produzione industriale del Sol Levante il mese scorso è scesa del 4,9% su base annua, oltre il calo dello 0,4% di luglio. Mentre mese su mese, l'indicatore è crollato del 3,3%, a confronto di una diminuzione dello 0,9% prevista dagli analisti e del 3,1% del mese precedente.
A incidere sul sell-off della Borsa di Tokyo probabilmente è stato anche lo sprint dei mercati azionari cinesi, con gli investitori asiatici che si sono concentrati maggiormente sui titoli delle Borse di Hong Kong, Shanghai e Shenzhen dopo i grandi stimoli monetari e fiscali previsti dalle autorità di Pechino. Oggi ad esempio l'indice CSI 300 è balzato di oltre 7 punti percentuali, mettendo a segno il più grande rally giornaliero dal 2015.
Azioni giapponesi: cosa pensano analisti e investitori
Su quanto accaduto oggi alla Borsa giapponese si sono espressi analisti e investitori. A giudizio di Ryota Abe, economista presso il dipartimento del mercato globale e del tesoro di Sumitomo Mitsui Banking Corporation, "la BoJ non dovrà affrontare alcun ostacolo politico per aumentare ulteriormente i tassi. L'esperto osserva come lo yen abbia invertito la rotta durante le ultime sessioni in quanto "tutti si aspettavano all'inizio che la signora Takaichi vincesse al ballottaggio".
Steven Glass, Amministratore delegato di Pella Funds Management, invece ritiene che lo yen debole importi inflazione, quindi la BoJ non deve aumentare i tassi se il suo timore è quello di un ritorno della deflazione.
Sul legame tra i mercati azionari giapponesi e quelli cinesi, è intervenuto Britney Lam, portfolio manager di Magellan Capital, secondo cui la Borsa di Tokyo è vista come "il trading anti-Cina". In sostanza, secondo Lam, "quando il mercato cinese non va bene, le azioni giapponesi vanno bene". Quindi, "ora, dato lo stimolo e la svolta del sentiment della Cina, il mercato giapponese sarà sotto pressione", ha aggiunto.