Nelle ultime due sedute, Wall Street ha registrato una piccola tregua dopo che i violenti ribassi hanno bruciato migliaia di miliardi di dollari. Gli investitori respirano nell'attesa che magari si possa giungere a un accordo sui dazi che ponga fine alla feroce guerra commerciale tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi. In verità, fatti concreti che procedono nella direzione di un patto distensivo tra le parti ancora non se ne vedono. Anzi, le ultime uscite dei leader mondiali lasciano presupporre che la situazione ristagnerà sulle posizioni attuali o, peggio ancora, assisteremo ad un'escalation.
Il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump non ha intenzione di fare passi indietro, ribadendo che i dazi sono necessari per rimuovere uno status quo che vede gli USA in netto squilibrio commerciale con molti partner tra cui la Cina e l'Unione europea. Proprio queste due regioni sono attualmente al centro di un pesante scontro verbale con Washington. Il governo cinese ha fatto sapere che andrà fino in fondo nella guerra commerciale, dopo aver reagito ai dazi di Trump imponendo prelievi del 34% sulle merci di importazione americana.
Nel contempo, il capo della Casa Bianca ha minacciato ulteriori tariffe del 50%, il che porterebbe i prodotti cinesi a costare negli Stati Uniti oltre il doppio rispetto al loro valore tax-free. Anche Bruxelles si è voltato a muso duro verso l'altra sponda dell'Atlantico. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che senza un accordo per "zero tariffe", la risposta del blocco sarà dura.
Wall Street: gli strategist vedono nero
In un clima geopolitico ancora molto teso, gli strategist di Wall Street conservano prospettive cupe per le azioni. Jean Boivin e Wei Li di BlackRock hanno declassato le azioni USA da "underweight" a "neutral" su un orizzonte temporale di tre mesi. "Data la forte escalation delle tensioni commerciali, ci aspettiamo maggiore pressione sugli asset di rischio nel breve termine", hanno affermato.
Quanto a possibili accordi sui dazi, gli esperti ritengono che "l'intera serie di risposte internazionali e i negoziati specifici per Paese con gli Stati Uniti richiederanno tempo, rendendo difficile avere visibilità su quando e come si risolverà la questione". Per questo, "una grave distruzione della ricchezza potrebbe danneggiare il sentiment e la spesa dei consumatori", hanno aggiunto.
L'amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, ha una visione complessiva della situazione alquanto cupa. Il top manager ha riferito che la maggior parte dei CEO con cui parla pensa che gli Stati Uniti sono già in recessione. Il gestore patrimoniale più grande del mondo ha aumentato l'allocazione in titoli di Stato USA nel breve termine, per beneficiare della fuga degli investitori verso i beni rifugio.
Anche gli strategist di Goldman Sachs vedono nero, affermando che il sell-off azionario potrebbe trasformarsi in un mercato ribassista ciclico più duraturo, via via che aumentano le probabilità di una recessione dell'economia statunitense.
In genere, "i mercati ribassisti ciclici durano circa due anni e ne impiegano cinque per rimbalzare al punto di partenza. A differenza degli shock una tantum guidati da eventi, sono una funzione del ciclo economico", hanno sottolineato. Gli economisti della banca di investimento americana hanno recentemente
aumentato dal 35% al 45% la probabilità di una recessione USA nei prossimi 12 mesi, mentre gli strategist hanno rivisto al ribasso l'obiettivo per l'indice
S&P 500.