Borse: ecco 5 grandi crisi da ricordare | Investire.biz

Borse: ecco 5 grandi crisi da ricordare

08 apr 2025 - 07:00

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La tempesta che si è abbattuta sui mercati finanziari negli ultimi giorni ha riportato alla mente alcuni crolli storici delle Borse. Ricordiamone cinque

Il 2 aprile, dal Rose Garden della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sganciato una bomba sui mercati finanziari, la cui deflagrazione si è sparsa per tutti i continenti. I dazi imposti dal tycoon a tutti i Paesi che commerciano con gli USA hanno alimentato enormi preoccupazioni di una recessione globale come conseguenza di una feroce guerra commerciale, gettando gli investitori nel panico più totale.
 
Il sell-off da Wall Street a Tokyo, a Hong Kong e alle Borse europee è stato di una violenza che ha riportato alla mente le più grandi tragedie finanziarie degli ultimi 100 anni. Ripercorriamo quindi alcune delle principali crisi finanziarie, mettendo in evidenza come si sono svolte e anche come si sono risolte.
 
 
La Grande Depressione del '29
 
La madre di tutte le crisi dell'ultimo secolo è stata quella che fu definita la Grande Depressione del 1929. Il 29 ottobre di quell'anno passò alla storia come il martedì nero. Una raffica di vendite partì dall'apertura della Borsa di New York, con 16 milioni di azioni colpite da vendite selvagge e 14 miliardi di dollari andati in fumo. Tutte le altre Borse americane, da Chicago a San Francisco, furono presto contagiate. L'indice Dow Jones crollò di circa 12 punti percentuali a fine giornata, mentre la gran parte delle più importanti società bruciò fino alla metà di capitalizzazione.
 
La catastrofe ebbe luogo al termine di un lungo periodo di euforia generale, che spinse gli americani a indebitarsi per comprare azioni. Quell'anno, il controvalore dei prestiti raggiunse quota 8,5 miliardi di dollari, una cifra superiore alla quantità di moneta in circolazione negli Stati Uniti. Alcuni economisti additarono la Federal Reserve come responsabile di quel dramma che mandò l'economia a gambe all'aria.
 
La Banca centrale è stata accusata di aver creato una bolla con tassi molto bassi e di aver azionato il pulsante della crisi con le restrizioni monetarie. Il Dow Jones recuperò il suo valore (senza contare i dividendi) solo 25 anni più tardi.
 
 
Il lunedì nero del 1987
 
Chi visse o solo sentì raccontare della Grande Crisi del '29 mai avrebbe potuto immaginare che i mercati finanziari sarebbero piombati nello stesso incubo quasi sessant'anni dopo. Il 19 ottobre 1987 in tutte le Borse mondiali si consumò il peggiore crollo azionario di tutti i tempi, in un giorno che fu battezzato come il lunedì nero di Wall Street.
 
In verità, la prima scossa fu sentita alle prime luci dell'alba con il tracollo delle Borse asiatiche. Ciò che successe fu almeno in parte inspiegabile. Una serie di ordini di vendita mandarono in tilt gli operatori facendo perdere il 22% al Dow Jones. A differenza di quanto accade nel '29, tuttavia, quel crollo non ebbe legami con l'economia. La Fed e le altre Banche centrali si misero subito in azione con abbondanti iniezioni di liquidità e i mercati azionari si ripresero subito. Wall Street chiuse quell'anno addirittura in rialzo.
 
 
Lo scoppio della bolla delle dot-com del 2000
 
Quasi ogni crisi origina da una bolla che si forma negli anni precedenti. E quella del 2000 fu figlia della bolla delle società legate a Internet, dette anche dot-com. È incredibile come a volte il mercato azionario possa essere così irrazionale, in preda a un'euforia nevrotica. Nella seconda metà degli anni '90, l'exploit di Internet aveva generato un entusiasmo irrefrenabile per le azioni in Borsa del settore, che avanzavano a un ritmo frenetico.
 
Il problema era che si trattava di aziende in gran parte in perdita e che, a furia di essere pompate, avevano raggiunto valutazioni folli. La realtà apparve in tutta la sua crudezza quando a marzo del 2000, gran parte dei bilanci pubblicati dalle società informatiche delusero il mercato, instillando negli investitori il forte dubbio che l'investimento effettuato potesse non essere profittevole.
 
A quel punto, per paura di perdere i profitti realizzati nell'arco di molti anni, gli operatori cominciarono a vendere in massa facendo precipitare le azioni nei mesi seguenti. Il Nasdaq impiegò diversi anni prima di ritornare ai valori pre-scoppio della bolla. 
 
 
La crisi dei subprime del 2008
 
La grande crisi del 2008 ha origine dal settore immobiliare. Anche qui si parla di una bolla gigantesca, creata stavolta nei mutui subprime. In buona sostanza, le banche avevano concesso una montagna di mutui a soggetti che non avevano requisiti per sostenere le rate. I prestiti furono cartolarizzati e venduti sul mercato sotto forma di obbligazioni. In pratica, il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale dei bond dipendevano dal pagamento delle rate dei mutui.
 
Molte banche avevano in pancia queste obbligazioni - denominate mortgage-backed security (MBS) - e quando scoppiò la bolla, ovvero le rate dei mutui saltarono, gli istituti di credito subirono perdite enormi. La quarta più grande banca statunitense, la Lehman Brothers, fallì il 15 settembre 2008. Mentre altre furono salvate per il rotto della cuffia. Prima del grande default si parlava di Lehman Brothers come di un istituto troppo grande per fallire. Alla fine, però, risultò troppo grande per essere salvata.
 
Gli effetti della grande crisi del 2008 si sentirono per oltre un decennio. Nel frattempo le Banche centrali inondarono di liquidità il sistema finanziario per quello che passò alla storia come il quantitative easing, ossia denaro facile a tassi bassi. Contestualmente, fu stabilita una regolamentazione più rigida verso le banche, innalzando i criteri patrimoniali e finanziari.
 
 
Il Covid-19
 
Il 9 marzo 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò la pandemia a livello mondiale a causa del Covid-19. Il dilagare del virus colse il mondo intero alla sprovvista. I Paesi chiusero le attività e le persone furono costrette a rimanere in casa. Fu una tragedia economica. Molte imprese terminarono definitivamente l'attività, altre riuscirono a essere salvate da aiuti pubblici.
 
Gli effetti sui mercati inizialmente furono devastanti, con gli indici in quel mese che colarono a picco. Anche stavolta scesero in campo le Banche centrali elargendo denaro a pioggia a tassi nulli, accompagnato da enormi stimoli fiscali dei governi. Financo l'Unione europea, solitamente lenta a prendere decisioni, si mostrò molto celere, stabilendo in pochi giorni la rimozione dei vincoli di deficit. I mercati si ripresero già dal mese successivo e anzi iniziarono un rally memorabile. 
 
 
 
 

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