La storia di Wall Street è stata caratterizzata da numerose bolle, più o meno grandi, più o meno durature. L'origine, lo sviluppo e l'epilogo, tuttavia, è sempre stato lo stesso. Grande euforia, il più delle volte immotivata, all'inizio, e poi sgonfiamento una volta che gli investitori prendevano contatto con la realtà. Il problema è il danno che, una volta scoppiata, la bolla ha causato agli risparmiatori e non di rado all'economia americana.
All'inizio degli anni '60 del secolo scorso, il mondo sviluppato era in preda a un entusiasmo contagioso, per via della grande ripresa economica dopo gli anni bui della guerra e
la grande recessione del '29 che si prolungò per molti anni. Le condizioni erano ideali per l'arrivo dell'ennesima bolla. Fu chiamata
tronic boom, durò un paio di anni e si dissolse in un attimo come niente.
Tronic boom: cosa accadde nei ruggenti anni '60
Il grande economista
John Maynard Keynes ha sempre contestato la
teoria delle solide fondamenta portata avanti da colleghi come
Benjamin Graham per spiegare il valore di un'azione. Egli era invece sostenitore della
teoria dei castelli in aria, secondo cui il valore di un titolo è quello che il mercato è disposto a pagare in quel momento, anche in preda alla follia generale. Quanto accadde nella bolla del tronic boom sembrava supportare pienamente la sua concezione.
L'eccitante era della conquista dello spazio tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 spinse molti promotori finanziari a spingere alla quotazione a Wall Street un numero di società superiore a ogni precedente periodo della storia della Borsa americana. Forse bisognava fare un salto indietro di oltre due secoli per trovare un'intensità di debutti simile, all'epoca cioè della bolla dei Mari del Sud (
Bolla dei Mari del Sud: storia del grande crack finanziario del '700).
A far salire la febbre era la mania per l'elettronica ed è per questo che il periodo fu chiamato "tronic boom". Le nuove emissioni avevano in sostanza una qualche attinenza con il settore. Questo eccitava gli investitori, propensi a comprare senza pensarci due volte quando nella denominazione delle società esordienti leggevano termini che avevano a che fare con l'elettronica. Quindi, non aveva tanto importanza ciò che realmente facevano le aziende, quanto che esse apparissero elettroniche.
Alcune società addirittura cambiarono il nome prima della quotazione in Borsa proprio per fare presa giocando su questo aspetto. Ad esempio, American Music Guild vendeva giradischi e registratori con la modalità del "porta a porta" e, quando decise di varcare i cancelli di Wall Street, modificò la denominazione in Space-Tune. La mossa fece effetto, in quanto le azioni passarono da 2 dollari di prezzo di collocamento a 14 dollari nel giro di un paio di settimane dal debutto.
La follia collettiva arrivò al punto che il problema per i collocatori non era più quello di vendere tutte le azioni da piazzare ma di riuscirle a ripartirle tra un numero esagerato di investitori. L'aspetto curioso era che in quel periodo molti prospetti informativi contenevano sulla copertina un'avvertenza di questo tipo: "Attenzione: quest'azienda non possiede beni, non realizza profitti e non riuscirà a pagare dividendi in un futuro prevedibile. Le sue azioni sono estremamente rischiose". Di fronte a un segnale di questo tipo, rende difficile immaginare cosa abbia mai potuto indurre le persone a farsi travolgere da un entusiasmo così scriteriato.
Tantomeno la
Securities and Exchange Commission avrebbe potuto intervenire nel merito. L'autorità di regolamentazione finanziaria americana può punire comportamenti fraudolenti e manipolatori. Ma di fronte a una situazione così chiara, come avrebbe mai potuto metterci mano se non avvertendo gli investitori ulteriormente del rischio incorso? Qualsiasi messaggio però era destinato a cadere nel vuoto in quel periodo, tanta era la convinzione che le azioni avrebbero continuato la loro marcia rialzista e la paura di non riuscire a cogliere al volo l'occasione ghiotta presentatasi davanti.
Lo scoppio della bolla
Come ogni bolla che si rispetti, c'è sempre un ago pronto a farla scoppiare, diceva
Warren Buffett. Lo spillo malefico ad attendere al varco in quel caso fu semplicemente che gli argomenti che avevano guidato il rally fuori controllo diventarono merce avariata. Così, nel 1962 gli investitori si resero conto che
dietro quella frenesia per l'elettronica c'era in realtà poca sostanza ravvisabile nei fondamentali dell'azienda (e qui prendeva corpo la teoria delle solide fondamenta).
Non si conta la quantità di azioni che persero quasi completamente il loro valore dai massimi del boom. Per fare qualche esempio, Boonton Electronic esordì a Wall Street il 6 marzo 1961 con un prezzo di offerta di 5,5 dollari, salì fino a 12,25 dollari già il primo giorno di contrattazione, per arrivare a 24,5 dollari all'apice nello stesso anno. Come andò a finire? Nel 1962, il titolo toccò il fondo a poco più di 1 dollaro, registrando una perdita di oltre il 95% dal top.
Il 19 luglio 1960 Hydro-Space Technology si quotò in Borsa offrendo 3 dollari per azione. Il prezzo crebbe fino a 7 dollari lo stesso giorno. Nel 1962 le quotazioni precipitarono a 1 dollaro. Si potrebbero presentare un'infinità di esempi di aziende elettroniche - o sedicenti tali - che si sfaldarono dopo un periodo iniziale di ebbrezza sconsiderata degli investitori. Ad oggi, nessuna di quelle società esaltate dal momento è sopravvissuta.