Il Bureau of Labor Statistics (BLS) ha pubblicato le revisioni preliminari ai dati sull’occupazione non agricola per i dodici mesi fino a marzo 2025. I numeri raccontano una realtà molto diversa rispetto alle stime iniziali: invece di 1,758 milioni di nuovi posti di lavoro, l’economia statunitense ne ha creati soltanto 847.000.
Una differenza di ben 911.000 unità, superiore non solo al consenso di mercato (682.000), ma anche alle stime avanzate pochi giorni fa dal Segretario al Tesoro Scott Bessent (800.000).
In pratica, la crescita mensile media dell’occupazione non è stata di 146.500 unità, bensì di appena 70.600. Come sottolinea James Knightley, capo economista di ING, “questi dati mettono in luce che la dinamica occupazionale sta rallentando da una base più debole di quanto pensassimo”.
Non-Farm Payrolls e revisioni. Fonte: think.ing.com
Mercato del lavoro USA: settori colpiti e limiti del modello statistico
Le revisioni derivano dall’aggiornamento dei dati ufficiali con i registri fiscali dei datori di lavoro raccolti nel Quarterly Census of Employment and Wages (QCEW). Questa fonte, basata sulle dichiarazioni obbligatorie all’assicurazione contro la disoccupazione, è considerata più accurata.
Negli anni passati l’errore medio oscillava intorno allo 0,2%, ma nel 2025 si è attestato allo 0,6%, dopo il già significativo 0,5% dell’anno precedente (che aveva comportato una revisione al ribasso di 818.000 posti).
I settori più penalizzati sono stati il turismo e l’ospitalità (-176.000 posti, -1,1%), il commercio al dettaglio (-126.000, -0,8%) e quello all’ingrosso (-110.000, -1,8%). In termini percentuali, la correzione più pesante ha riguardato il comparto dell'informazione, con un -2,3% pari a 67.000 unità.
Il BLS ha spiegato che i problemi nascono da due fronti: il calo dei tassi di risposta da parte delle aziende e gli errori di dichiarazione. Inoltre, le assunzioni incorporate nel cosiddetto “birth-death model” – che stima l’occupazione creata da nuove imprese e quella persa da aziende fallite – tendono a funzionare bene in periodi di stabilità, ma risultano fuorvianti nei punti di svolta del ciclo. Nei momenti di rallentamento, infatti, si tende a sovrastimare i posti creati dalle start-up e a sottovalutare le perdite generate dalle chiusure.
Occupazione USA dimezzata: nuovi tagli Fed all’orizzonte
La revisione dei dati sui posti di lavoro creati implica che il mercato occupazionale statunitense è più debole di quanto stimato. Ciò implica che persino le cifre del 2025 – già giudicate modeste – potrebbero risultare ancora troppo ottimistiche.
“Questi numeri - continua Knightley - rafforzano la convinzione che la Federal Reserve non potrà ignorare il deterioramento del quadro occupazionale”. Anche di fronte a un eventuale rialzo inatteso dell’inflazione, i dati in calendario giovedì dovrebbero evidenziare un incremento dal 2,7 di luglio al 2,9% per l'indice headline, la Banca centrale statunitense appare destinata ad avviare una fase di allentamento monetario, con un primo taglio già la prossima settimana, seguito da ulteriori riduzioni di 25 punti base in ottobre e dicembre.
Il messaggio che arriva da Washington è chiaro: l’era dei rialzi aggressivi è definitivamente alle spalle, e la priorità torna a essere la salvaguardia di crescita ed occupazione.