Il problema è reale e va affrontato. La crisi pandemica porterà nei bilanci delle banche europee 1.400 miliardi di crediti deteriorati, sebbene nel secondo trimestre del 2020 l'NPL ratio si sia attestato al 2,8%, in aumento solo dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
La recessione di tutta l'Eurozona, aggravata dalla seconda ondata di contagi da Covid-19, non lascerà scampo alle banche che vedranno nel 2021 un sensibile incremento delle sofferenze generate da un'insolvenza diffusa delle imprese e delle famiglie.
Quanto basta perché la Commissione Europea abbia elaborato ieri un piano d'azione per limitare il peso dei Non Performing Loan nei bilanci creditizi, liberando le banche dalla gestione degli stessi. Questo si accompagna al ruolo importante che è stato dato al MES parte dei Ministri delle Finanze dell'UE nell'ambito del Fondo di risoluzione bancaria.
Piano UE sui crediti deteriorati: i 4 pilastri
Saranno 4 i pilastri fondamentali su cui si reggerà il nuovo programma di Bruxelles, come di seguito illustrato:
- Il primo si baserà sullo sviluppo di un mercato secondario dove far confluire tutte le sofferenze bancarie, ripulendo i bilanci e allo stesso tempo garantendo uno scudo protettivo per i debitori;
- Il secondo consisterà nel riformare il diritto fallimentare con riferimento proprio all'insolvenza delle imprese e al recupero crediti. Questo consentirà una protezione rafforzata riguardo i diritti dei consumatori;
- Il terzo farà in modo di creare delle asset management companies specializzate su base nazionale per gestire i crediti di cattiva qualità in tutta l'Unione Europea. Le stesse società dovranno cooperare tra di loro al fine di agevolare il compito di ciascuna e creare delle sinergie. Inoltre esse potranno avere un ruolo privato oppure essere finanziate dallo Stato in funzione delle esigenze del settore bancario nazionale;
- Il quarto verterà sull'adozione di provvedimenti a scopo precauzionale di sostegno finanziario agli istituti di credito, con l'obiettivo di dare supporto continuo all'economia reale in termini di liquidità.
A corollario di questi 4 punti, le banche che acquistano crediti in sofferenza non potrebbero effettuare accantonamenti più del venditore per coprirsi da eventuali insolvenze. Inoltre in tema di aiuti di Stato, gli istituti di credito che erano già in difficoltà prima del Covid-19 non potrebbero ricevere fondi pubblici.
Piano UE sugli NPL: sarà sufficiente?
Alla fine è stato raggiunto un compromesso tra varie posizioni in campo, ma si è scelto di non puntare su un sistema delle bad banks a livello federale come era stato caldeggiato dal Presidente della Vigilanza Europea, Andrea Enria. Il problema sembrerebbe essere a monte e riguarda la disparità in merito al costo del capitale tra i vari Stati dell'Unione.
Tuttavia, secondo il Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, se ogni Paese riuscisse a creare una propria bad bank si verrebbe a determinare una rete di asset management companies che permetterebbero la realizzazione di importanti economie di scala, limitando in gran numero le inefficienze di tutto il sistema. Poi spetterebbe ad ogni membro la decisione su base volontaria se percorrere o meno la strada indicata.
Non molto convinta è l'Associazione per i mercati finanziari in Europa, che comprende tutta una serie di grandi banche. L'istituto ha bollato come poco ambizioso il programma partorito dalla Commissione Europea, in quanto non sufficiente per poter realmente far fronte a una montagna di crediti inesigibili che riaffioreranno il prossimo anno.
Ancora più dura è stata l'Associazione europea dei consumatori Beuc, che ha istillato il dubbio che i prestiti in sofferenza finiranno nelle mani dei fondi speculativi, i quali utilizzeranno tutte le misure più congeniali per ottenere presto i rimborsi. Su questo la Commissione Europea ha però garantito una certa tutela dei debitori.