Senato USA approva piano su infrastrutture, ecco i prossimi passi | Investire.biz

Senato USA approva piano su infrastrutture, ecco i prossimi passi

11 ago 2021 - 12:30

05 dic 2022 - 17:44

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L’agenda economica del presidente Joe Biden raggiunge un importante traguardo. Vediamo i prossimi passi del piano infrastrutture da 1.000 miliardi dopo l’ok del Senato

L’agenda economica del presidente degli Stati Uniti Joe Biden raggiunge un importante traguardo. Il Senato USA, con un sostegno bipartisan, 69 voti a favore e 30 contrari, ha approvato il pacchetto infrastrutturale da 1.000 miliardi di dollari, che permetterà di realizzare significativi investimenti in strade, ponti e ferrovie del Paese. Vediamo tutti i dettagli.

 

USA: il Senato approva piano infrastrutture da 1.000 miliardi di dollari

Il testo approvato è il prodotto di lunghi negoziati andati avanti per settimane, che hanno ridimensionato la portata del piano rispetto agli iniziali 2.300 miliardi di dollari, ma hanno permesso comunque di trovare un punto comune per autorizzare la spesa per i lavori già programmati e stanziare ulteriori 550 miliardi di dollari in nuove opere.

Dopo l’ok del Senato, il confronto si sposta ora alla Camera, in pausa fino al 20 settembre. I repubblicani possono rivendicare una vittoria in quanto il pacchetto include grandi spese per le loro priorità senza aumentare le tasse, mentre Biden può rivendicare il più importante risultato da decenni senza includere tasse impopolari che avrebbero colpito la classe media. Tra le varie concessioni lo Studio Ovale ha dovuto accettare di non aumentare le tasse sulle aziende ed escludere rincari sul carburante e sull'uso delle stesse infrastrutture.

Alla fine le coperture per il costo complessivo del piano di investimenti dovranno quindi fare affidamento sul riutilizzo dei fondi per il Covid-19 esistenti, sul deferimento di una regola dell'era Trump sugli sconti nel programma di Medicare, ma anche su manovre contabili e l'applicazione più rigorosa dei requisiti di segnalazione ai trasferimenti di criptovalute.

 

Piano infrastrutture USA: ecco i prossimi passi

Per l’approvazione definitiva del piano di infrastrutture potrebbe servire ancora molto tempo. La speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi ha già fatto sapere che l’aula non voterà il disegno di legge fino a quando il Senato non avrà approvato anche un piano da 3.500 miliardi contro la povertà e sul clima.

Questo negoziato potrebbe durare mesi e sul quale i democratici sono disposti ad andare avanti anche da soli. Lo stesso presidente Joe Biden ha auspicato di vedere al più presto il piano infrastrutture sulla sua scrivania alla Casa Bianca.

Nel dettaglio, dei 550 miliardi di dollari di spesa al di sopra dei livelli federali inizialmente previsti, 110 miliardi andranno a strade e ponti, 66 miliardi alle ferrovie e circa 40 miliardi ai trasporti pubblici. Altri 65 miliardi finanzieranno l'espansione dell'accesso alla banda larga, anche fornendo alle famiglie a basso reddito un buono mensile di 30 dollari per pagare la connessione a Internet.

Un’altra fetta dei fondi verranno impiegati per prevenire le conseguenze dei cambiamenti climatici, per migliorare la rete elettrica e per rendere le infrastrutture più resistenti ai disastri naturali e agli attacchi informatici. Il piano prevede anche una spesa di 7,5 miliardi di dollari per la costruzione di stazioni di ricarica per veicoli elettrici.

 

Borsa Italiana: i titoli in vantaggio con il maxi-piano Biden

Quali sono le società quotate a Piazza Affari che potrebbero brillare con il maxi-piano infrastrutturale promosso da Joe Biden? Quali sono invece i settori? Equita SIM indica Buzzi Unicem e Cementir che generano rispettivamente il 57% e l’8% dell'EBITDA (2020) dagli Stati Uniti.

A questi due titoli si aggiungono anche Webuild che registra il 28% del fatturato (2020) in Nord America, Prysmian circa il 40% dell’EBITDA (2020) e CNH Industrial, che con la sua divisione Construction Equipment, realizza circa il 5% del fatturato del gruppo in Nord America. In evidenza anche Interpump (30% dei ricavi provengono dagli Stati Uniti), Falck Renewables (circa il 5% dell'EBITDA) ed ENEL (circa 5% dell’EBITDA).

 

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