Gli operatori attendono la decisione sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve, in agenda questa sera, alle ore 20:00 italiane, seguita dalla consueta conferenza stampa del presidente Jerome Powell alle 20:30.
Sebbene il consenso preveda nessuna variazione sul costo del denaro, che dovrebbe restare nel range 4,25%-4,50%, l’attenzione sarà tutta rivolta alle parole di Powell, alle crescenti divisioni interne alla Fed e alle forti pressioni esterne di natura politica. Vediamo tutti i dettagli.
Waller e Bowman pronti a dissentire: Fed mai così spaccata dal 1993
Le recenti dichiarazioni dei governatori Christopher Waller e Michelle Bowman lasciano presagire un evento eccezionale: entrambi potrebbero votare contro la decisione di lasciare invariati i tassi, sostenendo invece l’urgenza di un taglio immediato. Sarebbe la prima volta da oltre 30 anni che due membri del board dissentono formalmente in un singolo meeting.
Entrambi sembrano allineati a una visione più "dovish", vicina all’approccio della BCE, che trova eco nelle proposte del presidente Donald Trump, favorevole a una Banca centrale meno restrittiva per sostenere la crescita economica del Paese.
Waller ha dichiarato che il mercato del lavoro è "sull’orlo" e che attendere troppo un taglio potrebbe essere dannoso. Bowman ha invece citato l’impatto dei nuovi dazi e l’indebolimento della domanda interna.
La strategia attendista di Powell sotto assedio
Jerome Powell mantiene una linea più prudente, ribadendo che un taglio sarà possibile solo quando ci saranno “segnali robusti e duraturi” di un ritorno dell’inflazione verso il 2%. Il presidente è consapevole che un allentamento anticipato potrebbe compromettere la credibilità anti-inflazione della Fed e riaccendere le aspettative sui prezzi.
Tuttavia, il suo mandato è sempre più sotto attacco: Trump ha pubblicamente criticato più volte Powell, anche accusandolo di aver sprecato fondi pubblici nella ristrutturazione della sede della Fed, un’uscita che molti leggono come parte di una strategia per delegittimarlo e spingerlo alle dimissioni prima della fine del suo mandato nel 2026.
Fed: politica monetaria e campagna elettorale si intrecciano
L’interferenza politica è uno dei temi centrali del momento. Waller viene indicato come uno dei possibili successori di Powell. Il suo voto contrario, secondo molti osservatori, potrebbe rappresentare una mossa strategica per guadagnare consenso politico più che una valutazione tecnica delle condizioni economiche.
La conferenza stampa di Powell sarà quindi tutt’altro che una formalità: il presidente della Fed dovrà difendere l’indipendenza dell’istituzione, respingere le accuse e gestire le frizioni interne, spiegando come intende mantenere l’equilibrio tra prudenza e reattività nel prossimo ciclo di decisioni.
Tassi fermi ora, ma quando arriverà il primo taglio?
Il mercato continua a prezzare una probabilità di circa il 65% di un taglio a settembre, secondo i dati del CME FedWatch Tool. Tuttavia, molti analisti ritengono più probabile un intervento a dicembre, una volta raccolti ulteriori dati su inflazione, occupazione e impatto dei dazi attuati dall’amministrazione Trump.
Come evidenzia anche Erik Weisman di MFS Investment Management, la Fed potrebbe preferire un approccio "wait and see" fino a fine anno, anche per evitare l'impressione di cedere alle pressioni di Trump. Inoltre, la pubblicazione della sintesi economica (dot plot) arriverà solo nei meeting successivi, lasciando quindi i mercati appesi alle parole di Powell per interpretare le prossime mosse.