La competizione tecnologica tra le due maggiori potenze mondiali, Cina e Stati Uniti, ha registrato un’accelerazione significativa. Mentre negli Stati Uniti è stato annunciato un piano nazionale per l’intelligenza artificiale con focus su regolamentazione e diffusione, la Cina ha presentato un ambizioso Piano d’Azione per la governance globale dell’IA, richiamando a una cooperazione internazionale inclusiva e multilaterale.
Pechino vuole un approccio globale all’AI
La notizia della pubblicazione del piano cinese è stata diffusa in occasione dell’avvio della World Artificial Intelligence Conference (WAIC) di Shanghai, evento annuale di rilievo mondiale per il settore, aperto con un discorso del Premier Li Qiang.
Durante il suo intervento, Li ha annunciato la proposta cinese di istituire un’organizzazione internazionale per la cooperazione sull’intelligenza artificiale, rafforzando la volontà di Pechino di guidare un approccio globale e inclusivo all’innovazione tecnologica. Secondo esperti come George Chen, partner di Asia Group, la strategia cinese si fonda su un modello multilaterale che potrebbe attrarre partner economici tramite iniziative come la Belt and Road Initiative.
Al contrario, gli Stati Uniti, con il piano annunciato dal presidente Donald Trump pochi giorni prima, sembrano indirizzarsi verso la creazione di una coalizione più ristretta, con l’obiettivo di contenere l’ascesa cinese nel campo dell’intelligenza artificiale. Gli alleati USA, come Giappone e Australia, potrebbero rafforzare questo fronte.
I punti chiave del piano cinese sull’AI
Il piano cinese, illustrato in dettaglio durante la conferenza, delinea un percorso strutturato in tredici punti chiave per la governance globale dell’AI, mettendo in primo piano i principi di apertura, cooperazione, sicurezza, equità e sviluppo sostenibile.
Tra gli obiettivi principali vi sono la costruzione di infrastrutture digitali avanzate, la promozione dell’innovazione tecnologica, l’uso responsabile dell’AI in settori pubblici e privati, e la protezione della privacy e della sicurezza dei dati.
Il Premier Li ha sottolineato il progetto “AI plus”, che punta all’integrazione dell’intelligenza artificiale in tutti i settori industriali, con particolare attenzione al sostegno dei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelli del Global South, affinché possano beneficiare delle nuove tecnologie senza essere esclusi dalla rivoluzione digitale.
Sul fronte tecnologico, mentre gli Stati Uniti cercano di limitare l’accesso della Cina ai semiconduttori più avanzati necessari per l’addestramento dei modelli AI, Pechino ha intensificato gli investimenti nello sviluppo di soluzioni nazionali.
Piano AI cinese: semaforo verde dai big americani
Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha definito le alternative cinesi “formidabili” nel corso della sua recente visita a Shanghai. Parallelamente, le collaborazioni internazionali non mancano: ad esempio, Eric Schmidt, ex CEO di Google, ha incontrato il segretario del Partito di Shanghai Chen Jining nei giorni precedenti la conferenza, a testimonianza del ruolo crescente della città cinese come hub globale per la ricerca e la governance dell’intelligenza artificiale.
Il Piano d’Azione cinese si pone dunque come un tentativo di guidare la regolamentazione globale dell’intelligenza artificiale attraverso un modello inclusivo, multilaterale e orientato alla cooperazione internazionale. Resta da vedere come questa proposta si svilupperà nel contesto geopolitico sempre più complesso della corsa tecnologica globale.