Lo scorso 20 ottobre l’agenzia S&P Global ha annunciato di aver confermato il rating dell’Italia a “BBB” con outlook stabile. Una settimana dopo DBRS Morningstar ha confermato il giudizio "BBB (high)" trend stabile e venerdì scorso è stata la volta di Fitch, che ha ribadito il "BBB" con prospettive stabili.
In corrispondenza dell’approvazione della legge di Bilancio, la prima integralmente elaborata dal governo Meloni, tutte le maggiori agenzie di rating stanno aggiornando il giudizio sulla carta italiana.
L'accoglienza ricevuta dalla NADEF (nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza il rapporto deficit/Pil per il 2023 e il 2024 è stato rivisto al rialzo), non è stata delle migliori.
“Abbiamo e ho scritto una Legge di bilancio impostata correttamente e che, a mio giudizio, troverà anche la valutazione onesta e obiettiva delle agenzie di rating, che l'hanno letta e, magari, non si sono affidati a gossip o titoli scandalistici”, ha detto il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti.
Rating Italia: i prossimi appuntamenti
“Non temo il giudizio delle agenzie di rating, ne abbiamo incontrate diverse e abbiamo spiegato i punti di forza che andrebbero opportunamente valutati e che richiedono un contesto favorevole di tipo generale”, ha recentemente riferito Giorgetti. “Poi certo -ha proseguito il n.1 di Via XX Settembre- tutte le incertezze del contesto non aiutano nessuno e non aiutano l’Italia”.
Domani è in calendario l'appuntamento più atteso, quello con Moody's: in questo caso la situazione è delicata perché le prospettive sono già al ribasso e quindi un intervento implicherebbe una caduta del rating italiano in area “junk”, spazzatura.
Rating: il significato e la scala delle agenzie
A metà maggio quest’ultima agenzia aveva confermato valutazione e outlook ma, visto il rallentamento dell’economia globale, la guerra in Medio Oriente e l’attesa, confermata dall’Ufficio parlamentare di bilancio (secondo cui nel 2024 le emissioni lorde dovrebbero attestarsi a 480 miliardi, 43 miliardi in più rispetto al 2023), di un incremento delle emissioni, potremmo anche assistere ad un'ulteriore bocciatura.
Italia: cosa succederebbe con il rating “junk”?
Terminata la luna di miele tra mercati e governo, come riportava qualche settimana fa il Financial Times, la situazione è preoccupante.
Nel caso in cui il debito italiano dovesse perdere la valutazione “Investment Grade”, molti fondi d’investimento si vedrebbero costretti a vendere la carta italiana in portafoglio. Anche alla luce dell’aumento dell’offerta, la discesa dei prezzi dei titoli, ovviamente, porterebbe ad una crescita dei rendimenti che si riverserà sulle casse statali (un rialzo dell’1% nei rendimenti dei titoli di Stato corrisponde a circa 3 miliardi di oneri) e sull’economia reale.
A salire sarebbe ovviamente anche lo spread che, secondo il sottosegretario all’Economia, potrebbe salire sui top degli ultimi 3-4 anni in area 340-350 punti base. In questo caso potremmo assistere ad un ritorno dello shopping della BCE finalizzato al mantenimento della trasmissione della politica monetaria. Ironia della sorte, lo “scudo” della BCE è stato varato a luglio 2022, nello stesso giorno che ha segnato la fine del governo Draghi.