Sta per arrivare un nuovo oggetto tecnologico in grado di rendere obsoleti l’iPhone e gli smartphone in generale? La domanda, che può sembrare provocatoria, è in realtà più che lecita da quando Johnny Ive, l’uomo dietro il design dei prodotti più iconici di Apple, ha annunciato una collaborazione con Sam Altman, CEO di OpenAI e uno dei personaggi più influenti nel panorama tecnologico attuale.
Un progetto ambizioso (e potenzialmente rivoluzionario)
Quando è stato pubblicato il video in cui Ive e Altman comunicano ufficialmente il loro sodalizio, è scattato qualcosa nell’immaginario collettivo: due menti che hanno segnato, ciascuna a modo proprio, l’evoluzione del nostro rapporto con la tecnologia, sono ora al lavoro su un unico dispositivo. L’obiettivo? Ambizioso. Rivoluzionare la tecnologia, ancora una volta.
E in effetti, è difficile non riconoscere la genialità di Altman: se vuoi costruire un’alternativa all’iPhone, chi meglio della persona che, a parte ovviamente Steve Jobs, lo ha reso ciò che è oggi?
Cosa non sarà questo nuovo device
Per capire cosa sarà questo nuovo oggetto, conviene prima chiedersi cosa non sarà. Altman stesso ha già lasciato intendere alcune esclusioni fondamentali:
- Non sarà uno smartphone. Replicare o migliorare l’esperienza d’uso di un iPhone oggi è quasi impossibile. Farlo con un approccio tradizionale, semplicemente non avrebbe senso.
- Non sarà uno smartwatch. Anche qui, lo spazio è già ampiamente occupato e un’alternativa radicale dovrebbe giocare su un altro campo.
- Non avrà uno schermo. Una dichiarazione importante: sarà un dispositivo "screen-free".
- Non sarà un paio di occhiali smart. Meta è già molto avanti con i suoi Ray-Ban connessi, un prodotto solido e ben riuscito.
- Non sarà un chip impiantabile nel cervello. Per quanto la fantascienza ce lo proponga da anni, siamo ancora lontani da una sua reale accettazione di massa e Altman, orientato al profitto e alla concretezza, ha bisogno di un prodotto vendibile ora.
L’intuizione da Hollywood (e da Springfield)
Per capire che forma potrebbe avere un device rivoluzionario come questo, possiamo guardare a come cinema e televisione hanno immaginato la tecnologia del futuro. Film come Minority Report, Blade Runner o Iron Man mostrano interazioni uomo-macchina avanzatissime, ma ancora troppo legate a interfacce visive, ologrammi e realtà aumentata.
Più concreta, invece, è la visione offerta dal film Her: Joaquin Phoenix comunica quotidianamente con Samantha, un’intelligenza artificiale integrata in un piccolo dispositivo tascabile e in un auricolare wireless. Niente schermi, niente tastiere: solo voce, suono e intelligenza.
E questa idea, un assistente vocale invisibile e pervasivo, risuona anche in una puntata dei Simpson del 1995, in cui Lisa da adulta usa un auricolare con assistente vocale personale. Ancora una volta, i Simpson ci hanno visto lungo?
Un device da portare sempre con sé
Pensiamo quindi a un oggetto screenless, intelligente, portatile e discreto, magari da agganciare alla maglietta con una clip o una calamita, da appendere al collo come un ciondolo. Un oggetto che veda e senta ciò che vediamo e sentiamo anche noi, e che sia in grado di rispondere alle nostre domande nel momento stesso in cui le formuliamo.
Oggi ChatGPT, nella sua versione vocale, riesce già a dare risposte come:
“Ciao, domani a Chiasso il tempo sarà soleggiato con temperature tra i 20 e i 33 gradi.”
Ora immaginate un dispositivo che sia sempre attivo, sempre presente, che ascolti le conversazioni intorno a voi (previo consenso e con tutela della privacy) e magari veda anche quello che vedete voi e che vi aiuti a ricordare dettagli come:
- “Dove ho lasciato le chiavi?”
- “Che cosa mi ha detto Filippo in ufficio sulla call con la banca?”
- “Fammi un riassunto della riunione di oggi.”
Un vero assistente personale, in grado di integrarsi nella nostra giornata senza richiedere che estraiamo lo smartphone, lo sblocchiamo, apriamo un’app e digitiamo un comando.
Fonte: ChatGPT generazione immagini
Qualcosa di simile esiste già?
Sì, in parte. Ad esempio, il NotePin, disponibile su Amazon, è un piccolo registratore vocale pensato per riunioni e incontri. Registra tutto, poi elabora un riassunto grazie all’intelligenza artificiale. Non ha una fotocamera, ma il principio è vicino a quello descritto: un oggetto discreto che accompagna la vita quotidiana e “impara” da essa.
Non è ancora l’assistente definitivo, ma rappresenta un primo passo concreto verso quel tipo di esperienza utente.
Verso il disinnamoramento dallo smartphone?
Ed eccoci alla domanda iniziale: gli smartphone diventeranno obsoleti? Secondo me sì, ma ci vorrà tempo. Anche se il nuovo dispositivo di Ive e Altman avrà successo, servirà comunque un’infrastruttura d’appoggio, un hardware potente a cui agganciarsi. E oggi, questo hardware si chiama smartphone. Perciò non sparirà subito. Però...
Se il nuovo device si dimostrerà davvero utile, comodo, efficiente, molti potrebbero iniziare a fare a meno delle novità continue che il mondo degli smartphone ci impone. Potremmo passare da “voglio l’ultimo iPhone” a “mi basta quello di due anni fa, tanto ho l’altro oggetto che fa tutto ciò che mi serve, anche meglio”.
Un disinnamoramento progressivo, ma reale.
I segnali ci sono già
Il cambiamento è già cominciato. Basta guardare il grafico della market share di Google: prima dell’arrivo di ChatGPT, Google deteneva il 99% delle ricerche web. Oggi è ancora dominante (97%), ma per la prima volta si nota una deviazione significativa. Sempre più persone iniziano a usare ChatGPT e Bing per ottenere informazioni, scrivere testi, fare calcoli, analizzare dati. È ancora una nicchia, ma in crescita costante. La nostra interazione con l’informazione si sta spostando dall’interrogare Google al dialogare con un assistente personale.
Il futuro è vocale, invisibile e intelligente
Il futuro della tecnologia personale probabilmente non passerà da nuovi schermi più grandi o fotocamere più potenti. Passerà da dispositivi che parlano, ascoltano e capiscono. Che ci accompagnano, ci assistono, ci conoscono. E che, magari, non hanno nemmeno bisogno di essere visti.
Se questo progetto prenderà forma, e conoscendo i nomi coinvolti, le probabilità ci sono, allora potremmo davvero essere all’inizio della fine per lo smartphone come lo conosciamo oggi.
E a quel punto, se il nuovo device avrà davvero successo, cosa succederà ad Apple? Se l'iPhone perderà il suo ruolo centrale nel nostro rapporto con la tecnologia, le azioni Apple potrebbero soffrirne. Non subito, ma nel lungo periodo sì. Il mercato, si sa, vive di aspettative. E se il nuovo oggetto firmato Altman-Ive dovesse spostare le abitudini di massa, le aspettative su Apple cambierebbero drasticamente.
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