La direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale (FMI), Kristalina Georgieva, ha lanciato un allarme sugli effetti potenzialmente estesi dei recenti attacchi statunitensi all’Iran. In un’intervista a Bloomberg TV, Georgieva ha definito l’operazione militare come “un’ulteriore fonte di incertezza in un contesto già estremamente instabile”, sottolineando che le ripercussioni potrebbero andare ben oltre i mercati dell’energia.
Se l’escalation dovesse compromettere le prospettive di crescita delle grandi economie, ha avvertito, il risultato potrebbe essere una nuova revisione al ribasso delle stime sul PIL globale. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Petrolio in tensione, premi di rischio in aumento
Il primo impatto concreto si è già visto nei mercati petroliferi: lunedì, il Brent ha segnato un balzo del 5,7% fino a 81,40 dollari al barile nei primi scambi asiatici, prima di perdere parte del guadagno in una sessione ad alta volatilità.
Secondo Georgieva, l’FMI sta monitorando da vicino l’andamento dei premi di rischio su petrolio e gas, così come l’evoluzione della curva dei futures, che riflette crescenti timori per un’offerta più rigida nel breve termine. Le opzioni sui contratti energetici, nel frattempo, hanno registrato un’impennata nei volumi, segnalando la preoccupazione degli operatori per possibili disagi nelle forniture.
USA-Iran: un conflitto destabilizzante in un’economia già fragile
L’intervento militare statunitense ha colpito infrastrutture nucleari iraniane con bombe bunker-busting, spingendo la regione in una fase di instabilità inedita. La risposta di Teheran è ancora attesa e l’incertezza regna tra governi e mercati.
Per Georgieva, gli sviluppi potrebbero colpire indirettamente altri Paesi o interferire con le rotte di approvvigionamento energetico. “Preghiamo che non accada,” ha detto, evidenziando il rischio che nuove turbolenze amplifichino il rallentamento già in atto nel commercio globale.
Già ad aprile, il FMI aveva rivisto al ribasso le prospettive di crescita mondiale, segnalando un rallentamento dovuto al cosiddetto “reboot” degli scambi globali guidato dagli Stati Uniti. I dati del primo semestre 2025 confermano questa tendenza, e Georgieva prevede che, pur evitando una recessione, il mondo debba convivere con un aumento strutturale dell’incertezza, che pesa su investimenti e consumi.
Fed prudente sui tassi, ma il rischio resta l’incertezza geopolitica
Sul fronte statunitense, Georgieva ha confermato che la disinflazione è in corso, ma ha spiegato che non ci sono ancora le condizioni affinché la Federal Reserve possa avviare un taglio dei tassi d’interesse. Tuttavia, una prima riduzione potrebbe arrivare verso la fine dell’anno, grazie alla solidità del mercato del lavoro e alla tenuta della domanda interna.
La vera minaccia, ha concluso, resta la volatilità geopolitica. “Quando l’incertezza aumenta, gli investitori smettono di investire e i consumatori rallentano i consumi. Questo finisce per comprimere le prospettive di crescita”.