La scorsa settimana si è chiusa all'insegna delle turbolenze sui mercati finanziari dopo i segnali preoccupanti arrivati dall'occupazione americana. Il Bureau of Labor Statistics ha riportato la creazione di appena 142 mila nuovi posti di lavoro nel mese di agosto, a fronte dei 164 mila attesi, mentre il tasso di disoccupazione si è allineato alle aspettative passando dal 4,3 al 4,2%.
Wall Street ha reagito male, con perdite diffuse in ogni settore. Questo perché si sono
rinnovati i timori di una recessione negli Stati Uniti che potrebbero costringe la
Federal Reserve a usare la mano pesante sui tassi di interesse a partire dalla riunione del 17-18 settembre.
I mesi prima della chiusura del 2024 si preannunciano quindi molto caldi, con le incertezze che avanzano su molti temi: da un'eventuale recessione, agli effetti del taglio dei tassi da parte della Fed, alle azioni, alle valute e a molto altro. Vediamo quindi nel dettaglio cosa potrebbe succedere da qui in avanti.
I rischi di una recessione
I rischi recessivi negli Stati Uniti sono tornati a essere un tormento per gli investitori, vista la reazione dei mercati finanziari dopo la lettura delle non farm payrolls di venerdì 6 settembre. Si è in pratica rivisto il nervosismo del mese scorso proprio a seguito del rilascio dei dati sull'occupazione di luglio. David Goodman, economista di Bloomberg, tuttavia riporta che negli Stati Uniti gli economisti stimano con una probabilità del 30% che si realizzi una recessione, dal 50% di inizio anno. Questa fiducia si basa sul fatto che la Fed farà di tutto per favorire un atterraggio morbido, utilizzando la leva dei tassi di interesse prima che l'economia crolli.
Tassi di interesse e azioni
In linea di massima, i tassi di interesse più bassi sono una condizione positiva per le azioni, soprattutto quelle legate alla crescita. Le aziende infatti possono prendere in prestito denaro per investire sostenendo costi più bassi. I principali beneficiari sono notoriamente le aziende tecnologiche e quelle immobiliari. Questo discorso non vale per le banche, che anzi dal denaro che prestano ricavano meno e si vedono ridurre la redditività netta da interessi che, nella stragrande maggioranza dei casi, rappresenta il loro core business. Il fatto è che la Fed ora si trova a dover intervenire energicamente e non con gradualità, perché i tassi di interesse partono da una base molto alta e una riduzione drastica rischia di dare il messaggio che il pericolo di una recessione è imminente.
Valute a diverse velocità?
Nella prima parte dell'anno la volatilità nel mercato valutario si è rivelata tutto sommato stabile, in quanto i trader percepivano che le Banche centrali si sarebbero mosse all'unisono per abbassare i tassi di interesse. Nella seconda parte invece si è notata una maggiore agitazione, allorché gli istituti monetari hanno cominciato ad agire con una diversa velocità. La Fed ad esempio è rimasta indietro rispetto alla Banca Centrale Europea e alla Bank of England, ma ora sembra che debba recuperare il ritardo ingranando la quarta. Questo ha finito per penalizzare il dollaro USA: se e quanto continuerà a calare dipenderà probabilmente dal ritmo che imprimerà la Fed sul suo accomodamento monetario a partire dal prossimo meeting. Il mercato si aspetta tagli robusti senza esitazione e i dati di venerdì scorso rafforzano una tale prospettiva.
Nvidia tornerà a brillare?
L'argomento
Nvidia è un po' sganciato da quanto accaduto venerdì scorso, ma è un tema che tiene assolutamente banco perché da diverso tempo le azioni del produttore americano di chip sono le assolute protagoniste a Wall Street e potrebbero ancora influenzarne l'andamento. Dopo la pubblicazione di conti lo scorso 28 agosto, si è innescato un sell-off violento sulle
azioni Nvidia, nonostante i dati e la guidance della società siano stati migliori delle aspettative. Probabilmente il mercato è rimasto un po' deluso perché i numeri non sono stati strabilianti come altre volte, ma si tratta anche di un fatto fisiologico. Prima o poi la crescita si stabilizza e diventa più contenuta. La domanda però a questo punto è: il mercato sta prendendo fiato in attesa di rientrare massicciamente sul titolo a prezzi più bassi oppure è in corso un'inversione di rotta più sostenuta rispetto al rally di lungo periodo? Qui solo il tempo può dare una risposta.