Il recente declassamento del rating creditizio statunitense da parte di Moody’s ha riacceso il dibattito sulla sostenibilità degli asset americani. A questo si è aggiunto un crescente malcontento tra gli investitori, alimentato dal sell-off che ha colpito Treasury, azioni e dollaro nelle ultime settimane.
In questo contesto, i mercati emergenti hanno attirato nuovo interesse, offrendo un’alternativa credibile a un'America finanziaria percepita come meno stabile. L’indice MSCI Emerging Markets ha guadagnato l’8,55% da inizio anno, contro l’esiguo +1% dello S&P 500 nello stesso periodo, evidenziando un’inversione di tendenza che inizia a farsi sentire anche nei flussi di capitale.
Mercati emergenti: prevale l’ottimismo tra le grandi banche d’affari
Banche d’investimento di primo piano come Bank of America e JP Morgan hanno recentemente espresso un forte ottimismo nei confronti dei mercati emergenti.
Secondo Michael Hartnett, strategist di BofA, l’insieme di un dollaro più debole, la stabilizzazione dei rendimenti obbligazionari statunitensi e segnali di ripresa dalla Cina rappresentano una “tempesta perfetta” per un rally sostenuto nei mercati emergenti.
JP Morgan ha aggiornato il proprio giudizio su questi mercati da "neutrale" a "sovrappeso", sottolineando il miglioramento delle relazioni commerciali tra USA e Cina e la convenienza dei prezzi. Questo cambiamento di tono suggerisce che una vera e propria rotazione degli investimenti potrebbe essere già in atto, con molti asset manager in cerca di esposizione geografica più ampia e diversificata.
Mercati emergenti: tra valutazioni e potenziale di crescita, c’è un’opportunità
Un aspetto cruciale che sostiene l’interesse verso i mercati emergenti riguarda le valutazioni contenute rispetto ai mercati sviluppati. Secondo JP Morgan, questi mercati sono attualmente scambiati a circa 12 volte gli utili attesi, con uno sconto maggiore rispetto alla media storica.
Malcolm Dorson di Global X ETFs osserva che molti investitori americani sono sotto-posizionati, con appena il 3-5% del portafoglio in azioni emergenti, a fronte di un peso del 10,5% nell’indice MSCI Global. Questo disallineamento potrebbe offrire margini di crescita significativi nel prossimo ciclo.
Tra i Paesi più promettenti, Dorson cita l’India per il suo solido potenziale di crescita interna e l’Argentina per la forte sottovalutazione. Anche Grecia e Brasile stanno guadagnando attenzione dopo recenti upgrade del debito sovrano, confermando che l’interesse è ampio e diversificato.
Mercati emergenti: questa volta potrebbe essere diverso?
Non è la prima volta che i mercati emergenti vivono una fase di entusiasmo, ma spesso in passato tali rally si sono rivelati effimeri, trainati da fattori macroeconomici temporanei. Tuttavia, secondo Ola El-Shawarby, portfolio manager di VanEck, il contesto attuale potrebbe segnare una svolta più duratura.
Le valutazioni fortemente scontate, l’esposizione storicamente bassa da parte degli investitori e i progressi strutturali nei principali paesi emergenti, come l’India, potrebbero fornire basi più solide per una leadership sostenuta.
Un ulteriore elemento a favore è rappresentato dalla debolezza del dollaro USA, che tradizionalmente favorisce i flussi verso i mercati emergenti e ne stabilizza le valute locali. Secondo Mohit Mirpuri di SGMC Capital, dopo anni di dominio degli asset americani, gli investitori globali stanno seriamente rivalutando l’allocazione geografica in chiave strategica.