- L'Unione Europea lancia l'allarme, le banche sono a rischio insolvenza;
- La BCE cerca di tranquillizzare l'UE, pochi rischi di solvibilità;
- Gli istituti di credito provano a cautelarsi accantonando fondi a riduzione degli utili;
- S&P vede un futuro nero per il sistema bancario.
Tanti sforzi per nulla. E' questo il rischio che corrono le banche europee dopo avere fatto i salti mortali nell'ultimo decennio per ripristinare una situazione di solvibilità compromessa gravemente dalla crisi del debito del 2011. Il monito viene lanciato da parte dell'Unione Europea in un recente rapporto che è stato indirizzato ai vari Paesi dell'Eurozona. Nella relazione si mette in evidenza come la pandemia abbia inciso gravemente sui bilanci degli istituti di credito, legati a doppio filo con l'andamento dell'economia. Se le imprese e le famiglie vanno in sofferenza, automaticamente la cosa va a minare seriamente la stabilità finanziaria di tutto il sistema bancario. Sebbene grazie agli impegni profusi le banche sono più forti rispetto al passato. Adesso la paura è che l'aumento dei crediti deteriorati, i maggiori oneri di finanziamento e l'arrivo dei downgrade delle agenzie di rating possano renderle ancora vulnerabili.
BCE: banche non hanno problemi di solvibilità
Sul tema non si è fatta attendere la risposta da parte della BCE. Con una lettera inviata alla Commissione Europea, l'istituto guidato da Christine Lagarde precisa che almeno le grandi banche di tutta la zona Euro non sono al momento minacciate da crisi sistemiche, pur andando monitora maggiormente la situazione in alcuni Paesi rispetto ad altri. La comunicazione dell'Eurotower fa seguito al rapporto rilasciato la scorsa settimana dove veniva indicato che all'inizio di quest'anno tutte quante le banche europee rispettavano i requisiti minimi di patrimonialità richiesti dagli istituti di vigilanza: Cet1 al 4,5%, Tier1 al 6% e Total Ratio all'8%. Ovviamente l'impatto del Coronavirus ha rivoluzionato le carte in tavola e la situazione deve essere costantemente messa sotto osservazione. Non per niente la BCE ha deciso di sospendere i requisiti patrimoniali proprio per permettere alla banche di fare i conti con gli effetti recessivi causati dal virus in atto.
La stagione delle trimestrali come cartina di tornasole
Per avere un quadro più nitido della situazione arrivano in soccorso le trimestrali degli istituti bancari. Le principali banche hanno provveduto ad accantonare fondi erodendo gli utili. L'obiettivo è quello di cautelarsi in prospettiva di una contrazione inevitabile del PIL di cui non si conosce ancora nè la portata nè la tempistica, del grado di insolvenza delle imprese e della disoccupazione crescente. In questo sistema economico indebolito si è corso ai ripari. In Italia, la cifra degli accantonamenti ha raggiunto quota 2,98 miliardi di euro così distribuita:
- Unicredit 900 milioni,
- Intesa Sanpaolo 300 milioni (ma pronta ad arrivare fino a 1,5 miliardi),
- Banco BPM 70 milioni,
- BPER Banca 50 milioni,
- UBI Banca 50 milioni,
- Creval 8 milioni.
In Europa, a far lanciare un campanello d'allarme è sopratutto la principale banca europea, HSBC. L'istituto di credito britannico paga l'esposizione sul mercato di Singapore per cui si è vista decurtare gli utili del 57%. Nell'ultimo trimestre ha deciso di accantonare 3 miliardi di dollari a copertura dei crediti a rischio. Non è stata da meno Banco Santander, la terza banca europea. L'istituto spagnolo, dopo aver ripulito in tutti questi anni i bilanci deteriorati dalla crisi immobiliare, si trova ora ad affrontare le possibili insolvenze causate dalla pandemia. Ragion per cui ha optato per mettere da parte fino a 3,9 miliardi per far fronte a eventuali vuoti di liquidità. Alla lista delle grandi banche si aggiungono Credit Suisse che ha accantonato 1 miliardo di euro e Deutsche Bank che con 500 milioni di fondi ha realizzato il maggiore accantonamento degli ultimi sei anni. Commerzbank ha presentato oggi i conti del primo trimestre, chiuso con una perdita di 295 milioni di euro proprio a causa del Coronavirus, e prevede di accantonare nel corso del 2020 tra 1 e 1,4 miliardi di euro per fronteggiare la crisi.
Cosa si deve attendere ora il settore bancario?
Lo scenario è a dir poco preoccupante. Questo è ciò che emerge dall'ultima analisi di S&P Global Ratings. Secondo gli esperti il problema potrebbe essere che quello che è successo nel primo trimestre è solo il presagio di ciò che avverrà nel secondo quarto, ancora peggiore a causa del palesarsi di tutti gli effetti del lockdown. Questo nonostante in questa crisi dell'economia reale il sistema bancario non abbia funzionato come amplificatore così come è successo durante le ultime crisi finanziarie. S&P prevede che le perdite su crediti cresceranno in maniera esponenziale e pone l'accento sul crollo dei ricavi derivanti dalle operazioni di consulenza e M&A. Il Covid-19 ha fatto riscoprire lo smart working e questo potrebbe essere una fonte di risparmio per le banche europee, però solo se ciò si accompagna alla chiusura degli uffici. In effetti, il personale deve essere comunque pagato sia se lavora in azienda che da casa e gli uffici costano indipendentemente dal fatto che siano o meno pieni di persone.