Germania e Francia, prima e seconda economia europea, nonché fino a poco tempo fa esempio per tutti di stabilità ed efficienza finanziaria, ora sono le malate d'Europa. Berlino è diventata incredibilmente il fanalino di coda della crescita dell'Eurozona, devastata dagli effetti nefasti della guerra Russia-Ucraina e dai conflitti commerciali tra il Vecchio Continente e la Cina. Ora vive una fase politica burrascosa, con gli elettori tedeschi chiamati al voto anticipato a febbraio 2025 dopo la debacle del governo Scholz.
La Francia è in preda a una crisi politica senza precedenti, che parte da quando a giugno scorso il presidente della Repubblica Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento indicendo nuove elezioni a seguito del disastro del suo partito nelle consultazioni europee. La situazione in Francia è ingovernabile, perché il primo ministro Michel Barnier è sorretto da un parlamento diviso in tre schieramenti particolarmente divisi. I nodi sono venuti al pettine con la legge di bilancio 2025 da 60 miliardi di euro.
Barnier si trova stretto tra due fuochi: il Nouveau Front Populaire di estrema sinistra e il Rassemblement National di Marine Le Pen di estrema destra. Entrambe le fazioni hanno minacciato di far cadere il governo sul disegno di legge. In particolare, Le Pen ha lanciato una specie di ultimatum al governo, sventolando la mozione di sfiducia se non verranno accolte alcune richieste tipo l'annullamento dell'aumento delle tasse sull’elettricità e del taglio dei rimborsi per i farmaci e le visite mediche.
Barclays preferisce la Germania alla Francia
Il caos in Germania e in Francia si sta riflettendo sui mercati finanziari, con in particolare gli asset francesi bersagliati dalle vendite degli investitori. Gli strategist di Barclays ritengono che tra i due malati d'Europa, è preferibile la Germania sul fronte degli investimenti. "Le blue-chip tedesche mostrano più affidabilità rispetto alle loro controparti francesi", hanno scritto in una nota. "La Francia ha deboli fondamentali fiscali e di crescita a lungo termine e un rischio incombente rappresentato dai bond vigilantes (quegli investitori pronti, nel caso di politiche non di loro gradimento, a vendere i bond facendone salire i rendimenti, ndr)".
La banca londinese ha affermato anche che "un compromesso sul bilancio francese sia possibile, anche se qualsiasi sollievo potrebbe essere di breve durata". Ad ogni modo, sui mercati si vedrebbero gli effetti positivi, "dato l'elevato premio di rischio incorporato negli asset francesi", hanno continuato gli strategist di Barclays. In sostanza, una tale eventualità potrebbe spingere lo spread tra i rendimenti decennali degli OAT francesi e quelli dei Bund tedeschi "da circa 84 punti base attuali al loro intervallo di 70-75 punti base degli ultimi mesi. Ciò probabilmente aumenterebbe l'indice del mercato azionario CAC tra il 2% e il 3%". Se invece il governo dovesse cadere, "lo spread potrebbe allargarsi verso i 100 punti base e far scendere il CAC tra il 4% e il 5%", hanno aggiunto.
"I bond vigilantes probabilmente interverrebbero nel caso in cui non si formi un governo stabile o se il bilancio non dovesse passare". In definitiva, Barclays sostiene che "le preoccupazioni per l'instabilità politica e la traiettoria fiscale a lungo termine potrebbero persistere" in Francia, ma ha precisato che "qualsiasi impatto a catena sull'Area Euro sarà limitato".